Una delle testimonianze simbolo dell’età romana a Cagliari è la “Grotta della Vipera”, le cui vestigia si trovano in viale Sant'Avendrace.

Si tratta di un luogo di sepoltura, datato tra il I secolo a. C. e il II secolo d. C., che deve il suo nome dalla presenza sul frontone di pietra di due serpenti.

Davvero suggestive le storie e le ipotesi legate alla sua origine, parte integrante del vasto patrimonio di leggende e tradizioni della Sardegna.

Si tratterebbe infatti di un mausoleo (suddiviso in tre ambienti: un vestibolo, una prima camera funeraria, una seconda camera funeraria) fatto erigere da un marito inconsolabile, Lucio Cassio Filippo (forse parente del giurista Gaio Cassio Longino, esiliato in Sardegna dall'imperatore Nerone nel 65 d.C. ed egli stesso esule nell’Isola), in ricordo della defunta moglie Atilia Pomptilla, il cui nome è scolpito nella parte inferiore del frontone.

Ma quale significato avrebbero i due serpenti? Secondo alcuni studiosi rappresenterebbero le figure divine di Isis e Osiris.

Per altri rappresenterebbero simbolicamente proprio i due sposi, Lucio Cassio Filippo e di Atilia Pomptilla, il loro amore e la fedeltà che li legava l’uno all’altra (lei avrebbe dato la sua vita per il suo consorte). 

Secondo altri ancora i serpenti sarebbero un monito (una sorta di “Cave canem”) per i passanti, “invitati” a rispettare la sacralità del luogo.

Infine, c’è chi pensa che possano evocare il mito di Cadmo e Armonia.

Ovvero il mitologico re di Tiro considerato il fondatore della città greca di Tebe e la sua sposa: lui, morente, si trasformò in serpente e lei, per amore, volle seguire la sua sorte.

(Unioneonline/l.f.)

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