Esterzili, tutto pronto per la XVI Sagra de is Cocoeddas
Il 12 agosto il paese si veste a festa tra sapori, riti e saperiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Un paese della Barbagia di Seulo che si racconta attraverso il cibo, l’artigianato e la memoria: è questa la promessa della XVI Sagra de Is Cocoeddas, promossa e organizzata dalla Pro Loco di Esterzili.
Più che una festa gastronomica, la sagra sè una giornata organica di pratiche culturali che rimettono in gioco antichi saperi — dalla filiera casearia all’intreccio del giunco — e rituali collettivi come la vestizione della sposa con l’abito tradizionale esterzilese e la sfilata delle maschere tradizionali di Teti.
La giornata inizia alle 11 con l’apertura di stand e mostre e con l’avvio dei laboratori: si potrà assistere e partecipare alla realizzazione delle cestine in giunco (laboratorio “L’intreccio”), alla filiera del formaggio con il laboratorio “Dal latte al formaggio” e alla lavorazione del torrone con l’azienda Maxia di Aritzo.
Ma protagonista indiscusso sarà il laboratorio delle cocoeddas: le mani sapienti di giovani e anziane mostreranno come si prepara il prodotto tipico per eccellenza di Esterzili.
Il programma unisce dunque dimostrazioni pratiche e “narrazione” del mestiere: non solo il gesto, ma la sua storia, la tradizione e il senso sociale che lo accompagna.
Il paese si anima anche di attività collaterali: il tiro con l’arco con gli arcieri Funtana Onnis (Guasila) proseguirà fino alle 19, mentre la mostra-laboratorio “Giogus Antigus”, organizzata dal sistema bibliotecario Sarcidano Barbagia di Seulo e dalla Biblioteca locale, restituisce materiale, parole e immagini della memoria esterzilese. Per chi preferisce camminare, la visita guidata “Raccontando i murales” offrirà un percorso tra arte pubblica e storia del paese.
Alle 13, il momento conviviale centrale: “Su murzu”, la degustazione di is cocoeddas a Gecas, mentre i punti ristoro lungo le vie del centro storico proporranno gli altri prodotti tipici della tradizione esterzilese.
Il pomeriggio (ore 16.00) riprende con musica itinerante — fra gli interpreti Luca Lai, Michele Fadda, Orietta Puggioni, Davide Pudda, Jonathan Della Marianna e il Tenore Su Concordu Sorgonesu — e nuovi laboratori, che approfondiscono la produzione di is cocoeddas, la lavorazione della fregula e la tessitura dei cestini in giunco. Riprende anche la mostra Giogus Antigus e la passeggiata tra i murales, saranno i giovani del paese ad accompagnare i visitatori alla scoperta delle opere.
Alle 17 si vive uno dei momenti più scenografici e simbolici: “A ingolliri su strexu”, la vestizione con l’antico abito femminile esterzilese di gala davanti alla Casa Museo. A seguire, un corteo nuziale con le donne di Esterzili che sfilano accompagnate da abiti tradizionali della Sardegna, l’organetto di Bernardino Boi e il Tenore Su Concordu Sorgonesu. La “mascherada” itinerante con i Barbariciridicoli aggiunge una nota di colore al pomeriggio.
Alle 18 è prevista un’esibizione delle maschere “Su Sennoreddu e sos de s’Iscusorzu” di Teti. Poi, dalle 19, nuova degustazione de is cocoeddas a Gecas.
La piazza si accende definitivamente la sera: alle 20 musica in piazza Gecas con i già citati interpreti della tradizione locale e alle 21 il concerto di Maria Luisa Congiu. Seguiranno i balli con i Fantasias de Ballos e il DJ set di Valentino Poddie per proseguire la festa fino a notte fonda.
La sagra de is Cocoeddas disegna così un’arena completa dove artigianato, cibo, musica e riti popolari dialogano: non solo spettacolo per i turisti, ma occasione di riconnessione per la comunità, di trasmissione dei saperi e di visibilità per piccoli produttori e artisti locali.
La ricetta
Niente ingredienti esotici, nessuna pretesa gourmet: le cocoeddas sono un concentrato di essenzialità sarda.
L’involucro è fatto con semola di grano duro, acqua e un pizzico di sale. Il ripieno invece è un viaggio nella cucina rustica isolana: patate bollite e schiacciate, ciccioli di maiale, cipolle e casu ’e fitta, il caratteristico formaggio in salamoia che conferisce sapidità e personalità al piatto.
«La chiusura si fa con le dita, proprio come per i culurgiones – spiegano dalla Pro Loco – anche se ognuno può scegliere la forma che preferisce. Il segreto è uno solo: friggerle in abbondante olio bollente, finché non diventano dorate».
Un consiglio: si possono congelare crude e cuocerle al bisogno, pronte a riportare sulla tavola quel sapore deciso, grasso quanto basta, da gustare con un calice di Cannonau – il vino rosso per eccellenza dell’entroterra sardo.
Un tempo le cocoeddas erano un pasto completo, soprattutto per chi lavorava nei campi. Oggi, invece, vengono spesso servite come antipasto e accompagnate con altri piatti della tradizione locale.