La vittoria nel primo Slam della stagione, a Melbourne, ha consentito a Novak Djokovic di riprendersi lo scettro mondiale del tennis, di insediarsi di nuovo al primo posto della graduatoria mondiale scalzando Rafa Nadal. Per la statistica Nole è stato numero uno per 278 settimane (compresa quella attuale), terzo in questa speciale classifica alle spalle di Roger Federer (310) e Pete Sampras (286).

A Sanremo Ma questo è un traguardo minimo rispetto alle ambizioni del serbo cresciuto in Italia alla corte del coach Riccardo Piatti, che lo ospitò quando la famiglia di Nole scappò dall'ex Jugoslavia in guerra (da qui l'ottimo italiano sfoggiato sul palco del festival di Sanremo). Il suo obiettivo è superare Roger Federer (a quota 20 Slam vinti) e Rafa Nadal (19). Con la consapevolezza di aver raggiunto quota 17 e di aver vinto cinque degli ultimi sette Major (gli sono sfuggiti soltanto Roland Garros e Flushing Meadows 2019, andati a Nadal). E soprattutto quest'anno riproverà a coronare il sogno di ogni tennista desideroso di entrare nella storia: completare il Grande Slam, cioè vincere nello stesso anno i quattro tornei più importanti al mondo (Melbourne, Parigi, Londra e New York). Traguardo che nessun tennista coglie dal 1969 (Rod Laver).

Il traguardo L'impresa sarebbe straordinaria per tanti motivi. Innanzitutto il valore degli avversari: Rafa Nadal sula terra battuta e Roger Federer sull'erba sono in grado di esaltarsi e soprattutto lo spagnolo parte ancora favorito al Roland Garros. Poi la crescita dei giovani outsiders come Medvedev, Tsitsipas, Thiem (finalista in Australia dopo aver eliminato Nadal) e Zverev. Sicuramente anche il fatto che è difficile raggiungere il top della forma in quattro momenti diversi dell'anno. Bisogna poi considerate un'incognita assoluta come le variabili. Anche dodici mesi fa - per esempio - il serbo stava dominando il circuito e - dopo il successo in Australia - si è presentato al secondo Slam per proseguire la striscia vincente. Invece è caduto in semifinale in una partita anomala, l'unica giocata in tutto l'anno in condizioni quasi impossibili, un freddo e un vento che spazzavano nubi e terra battuta che ha dato molto fastidio a Djokovic (gioca con le lenti a contatto) e molto meno a Thiem. Djokovic poi sfiorò il Grande Slam nel 2015, quando vinse dappertutto eccetto che sulla terra di Parigi, dove venne fermato da Wawrinka in finale dopo aver strapazzato nei quarti Rafa Nadal addirittura in tre set.

Nole Djokovic insieme a Fiorello sul palco di Sanremo
Nole Djokovic insieme a Fiorello sul palco di Sanremo
Nole Djokovic insieme a Fiorello sul palco di Sanremo

Posto che oltre a Djokovic, anche Roger e Rafa hanno vinto tutti i tornei dello Slam senza però cogliere l'impresa di farlo nello steso anno solare, il serbo appare quello più attrezzato tecnicamente per l'impresa. Il suo gioco di pressione e regolarità da fondocampo, senza punti deboli, forse trova la maggiore efficacia sul cemento australiano o newyorchese ma gli offre importantissime chanches anche sulla terra e sull'erba. La sfida Il dibattito su chi vincerà più Slam a fine carriera tra i fantastici tre del tennis mondiale appassiona un po' tutti, al pari della ricerca di chi riuscirà a infrangere questa dittatura plurima.

L'età avvantaggia il serbo (33 anni a maggio, contro i 39 ad agosto di Roger e i 34 a giugno di Rafa), ma la diversità di vedute tra gli esperti sull'argomento è notevole. Se il coach Nick Bollettieri punta su Djokovic ("è il tennista perfetto"), altri pensano che Rafa abbia più possibilità vista la sua superiorità sulla terra e visto che i giocatori emergenti possono più facilmente espugnare New York o Melbourne piuttosto che Parigi o Wimbledon. C'è chi si azzarda a pronosticare che in tre anni, visto il trend attuale, Nole arriverà a quota 25 Slam surclassando gli altri, e chi - i più romantici - sperano in un ritorno di fiamma di Roger Federer, il giocatore più amato del pianeta.

Dokovic per anni ha sofferto la sensazione di essere il terzo incomodo tra il divino Federer, un manuale del tennis vivente, e Nadal, un giocatore che sembra uscito da un videogame, autore di recuperi e ganci mancini impossibili. Oggi - pur non vantando lo stesso numero di supporter - però sembra superiore ai due rivali, che in questa corsa a tre hanno dovuto modificare il loro gioco e migliorare sia tecnicamente sia tatticamente per restare in vetta al mondo.

Il serbo crede nello Slam. E l'anno 2020 potrebbe essere quello buono.
© Riproduzione riservata