Enrico Caddeo e Francesco Lai. Segnatevi questi nomi, perché tanti anni fa, esattamente 28, sono entrati nella piccola grande storia dello sport isolano: sono i primi campioni sardi di padel. Sì, lo sport più a la page del momento, l'ultimo surrogato del tennis, quello che si gioca con racchettoni tipo spiaggia e con le sponde ai lati del campo che consentono recuperi impossibili e scambi lunghissimi, era sbarcato in Sardegna tanti anni fa, quasi in sordina, grazie a un commerciante italo-argentino, Giuliano Denegri, che volle importare in Sardegna dal Sud America questo sport che ha un fascino tutto suo per un motivo molto semplice: bastano pochi minuti e tutti, davvero tutti, possono cominciare una partita, divertirsi inseguendo una pallina.

I pionieri Adesso Enrico Caddeo e Francesco Lai hanno 49 anni, il primo è un commercialista, il secondo un avvocato, e cercano ancora di ritagliare uno spazio tra impegni professionali e familiari per coltivare la vecchia passione, il padel, e il primo amore, il tennis, che non hanno mai molato. A ricordare i tempi eroici di uno sport che aveva attecchito senza però sfondare è un altro dei pionieri degli anni 90, Paolo Rachel: "Conobbi Denegri nel suo negozio di abbigliamento, sapeva che giocavo a tennis, mi fece vedere il modellino in legno di un campo da padel, già molto popolare in Argentina e Spagna. Decisi di sostenerlo nel suo progetto e cercammo di risolvere il problema che accomuna tutti gli appassionati di qualsiasi sport agli albori: trovare lo spazio per un campo".

Missione riuscita dopo qualche tentativo andato a vuoto: la società legata alla Chiesa che gestisce lo spazio sportivo tra via De Gioannis e viale Bonaria concesse ai neofiti del padel di modificare un campo da tennis poco o niente utilizzato. "Fu così - prosegue Rachel - che montammo il campo, molto diverso da quelli attuali: adesso le sponde sono in cristallo anti-sfondamento trasparente, all'epoca erano il legno, il campo era in cemento non in erba sintetica, soprattutto le racchette erano uguali per tutti, pesantissime, e le palline, beh erano quelle per il tennis, non le odierne depressurizzate che consentono un gioco davvero divertente e spettacolare".

Ben presto un discreto numero di amici cominciò a darsi appuntamento in via De Gioannis: "Quasi tutti tennisti - prosegue Enrico Caddeo - desiderosi di allargare l'orizzonte, trascinati dalla curiosità". Se ne occupò anche qualche giornale sportivo, che parlò di oltre duecento praticanti iscritti a una federazione che non era riconosciuta dalla Federtennis e che era autonoma.

I primi campionati E ovviamente - da cosa nasce cosa - a ottobre del 1991 arrivarono i primi campionati sardi assoluti di padel. Coppie iscritte: sei. Vincitori: Caddeo e Lai al termine di una rocambolesca finale chiusa al quinto set, contro Paolo Rachel e Sergio Repetto. Vale la pena leggere il nome degli altri partecipanti, i primi storici giocatori di padel in Sardegna, riportati nelle pagine sportive de L'Unione Sarda il 10 ottobre del 1991: al terzo posto Masqui Lecis e Nanni Macciotta, quarti Stefano Rachel ed Andrea Frau, quinti Lucio Bordiga e Mario D'Atri, ultimi il pioniere Giuliano Denegri che giocava in coppia con il più forte tennista prestato al padel, Maurizio Santarini, vincitore in quegli anni della Serie C di tennis con il Circolo Militare del Campo Rossi, all'epoca C1 in odore di promozione in B.

Ma guai a pensare che quello fu l'inizio di un esperimento trionfale. I sacerdoti gestori del centro sportivo si misero di traverso: "Per poter giocare a padel - ricorda Paolo Rachel - pagavamo un milione e duecento mila lire al mese. I preti ci convocarono per annunciarci l'aumento del canone a due milioni: per noi fu praticamente uno sfratto".

Da Cagliari a Quartu Mentre i campioni sardi Caddeo e Lai si rifugiarono sul tennis, Giuliano De Negri e Paolo Rachel cercarono di nuovo una sede. La trovarono all'Hotel Califfo, zona Margine Rosso, litorale di Quartu che guarda a Villasimius, dopo aver ricevuto diversi no dai circoli tennistici di Su Planu, del Campo Rossi ("non vollero rinunciare al muro per gli allenamenti in solitaria"), dal Tennis club Cagliari, dal Margine Rosso. Campo diverso da quello di via De Gioannis: le sponde erano in muratura, fu necessario adattarsi alle nuove condizioni di gioco.

"Il campo del Califfo ebbe un buon successo - prosegue Paolo Rachel - soprattutto nei fine settimana era difficile trovare il campo libero, un po' come avviene adesso nei nuovi campi sorti tra Ferrini Cagliari, Monte Urpinu, Bonaria e di nuovo, corsi e ricorsi storici, via De Gioannis, dove ne sono stati costruiti tre sulle ceneri del nostro primo campo cagliaritano. Due-trecento appassionati frequentavano il litorale quartese, senza neppure farsi troppa pubblicità proprio perché il campo era uno soltanto". E nel 1998 fu disputato il secondo campionato sardo: vinsero Gege Caddeo e Marco Cincotti, fu disputato anche il misto che andò a Paolo Rachel e a Francesca Marini. Subito dopo un altro sfratto: lo spazio del campo da padel serviva per piazzare gli impianti della piscina dell'hotel Califfo. Per dieci anni questo sport scomparve da Cagliari, cinque anni fa fu il Forte Village a Santa Margherita di Pula a rispolverarlo. Adesso con l'ingresso di questa disciplina nella galassia della Federazione italiana tennis, arrivò lo sdoganamento urbi et orbi. Prima nel resto della Penisola, soprattutto a Roma, poi anche in Sardegna.

Due epoche Enrico Caddeo e Francesco Lai sono troppo intelligenti e sportivi per essere nostalgici di quegli anni ma possono spiegare meglio di tutti l'attuale boom: "Il livello oggi è molto più alto rispetto al passato, è stato scoperto da ex giocatori di calcio, calcetto e volley, oltre che dai tennisti, che hanno doti atletiche di un certo rilievo. E la Sardegna sta iniziando a competere anche a livello nazionale. Il nostro campo era un punto di ritrovo tra amici, adesso è un vero e proprio sport con maestri ad hoc, tecnica differente, campi bellissimi. Un'altra cosa rispetto agli anni 90".

Paolo Rachel, Enrico Caddeo e Francesco Lai riescono a conciliare tennis e padel, anche se gli aspetti tattici, campi, attrezzi e palline sono profondamente diversi: "Ma a tennis è difficile cominciare a divertirsi sul serio se non si prendono lezioni e se non dedicano anni alla cura dei fondamentali. Il padel no: è più alla portata di tutti".

Ed è padel mania.
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