"Genio e follia hanno qualcosa in comune: entrambi vivono in un mondo diverso da quello che esiste per gli altri".

Se Eric Cantona potesse essere riassunto in una frase, questa, attribuita ad Arthur Schopenhauer, sarebbe perfetta.

Perché, per gli appassionati di calcio, cos'altro è stato l'ex campione francese (con origini sarde) se non una delle più perfette incarnazioni, sul campo e fuori, del noto binomio "genio e sregolatezza"?

Negli anni Ottanta e Novanta era uno dei campioni più seguiti, nel bene e nel male. Oggi si è un po' defilato, tanto da meritarsi anch'egli, come tanti eclissati eccellenti, di essere oggetto dell'immancabile dubbio: che fine ha fatto?

Ma andiamo per ordine.

Nato a Marsiglia nel 1966 da padre originario di Ozieri e madre con radici basche, Eric è stato senza dubbio uno dei talenti più puri del calcio internazionale moderno.

A certificarlo, sono le statistiche della sua carriera: 428 presenze e 156 reti nei vari campionati, 45 gettoni e 20 gol con la maglia della Nazionale transalpina, 5 campionati in inglesi con il Leeds e, soprattutto, con il Manchester United, uno francese con l'Olympique Marsiglia, 2 coppe d'Inghilterra, una coppa di Francia, un Europeo under 21, tre volte giocatore dell'anno.

Con la nazionale francese (Wikipedia)
Con la nazionale francese (Wikipedia)
Con la nazionale francese (Wikipedia)

Un palmares prestigioso che avrebbe potuto essere ancora più prestigioso, se solo Cantona non fosse... Cantona.

A numeri incredibili, giocate spettacolari e gol decisivi (il genio), infatti, Eric ha sempre alternato intemperanze e gesti inconsulti (la sregolatezza), che gli sono valsi spesso e volentieri biasimo e squalifiche (e anche processi), contribuendo però a creare e consolidare la sua fama tra i tifosi.

In particolare quelli del Manchester United, il club dove l'attaccante franco-basco-sardo ha lasciato maggiormente il segno.

E non c'è supporter dei Red Devils che non ricordi a menadito, oltre ai gol e agli assist, tutti battibecchi, le litigate, le interviste fuori dai denti, le maglie lanciate a terra o addosso agli arbitri, le ammonizioni e le espulsioni del loro beniamino.

Nel 1996, premiato in Inghilterra come giocatore dell'anno (Ansa)
Nel 1996, premiato in Inghilterra come giocatore dell'anno (Ansa)
Nel 1996, premiato in Inghilterra come giocatore dell'anno (Ansa)

Una lunga serie di "cantonate" (equivalente inglese, se esistesse, di "cassanate") culminate con il calcio volante rifilato davanti a milioni di spettatori a un tifoso del Crystal Palace seduto in prima fila, Matthew Simmons, per vendicarsi di un insulto.

Un episodio che fece il giro del mondo e che costò a Simmons sette giorni di carcere e a Cantona una condanna a 120 ore di servizi sociali e quasi un anno di squalifica.

Uno stop forzato che per molti condizionò la sua carriera, compromettendo al contempo la sua immagine e quella delle squadre in cui militava, a cominciare dalla Nazionale francese che, come un Napoleone qualunque, lo costrinse all'esilio.

Il calcio a Simmons (dal web)
Il calcio a Simmons (dal web)
Il calcio a Simmons (dal web)

Eric tornò, poi, a calcare i campi da gioco, ma quando cadi dalla vetta (prima del colpo di kung-fu The King, questo il suo soprannome, era all'apice della carriera) è difficile tornare in auge.

Eric non farà però mancare il suo contributo allo United, appendendo le scarpe al chiodo nel 1997, per dedicarsi alla carriera da allenatore e a quella di dirigente.

E per cimentarsi a tempo pieno nella miriade di attività, interessi e passioni che ha sempre coltivato.

Quelle che (e qui torniamo alla domanda iniziale "che fine ha fatto?") coltiva tuttora.

Il cinema (attore e produttore in diversi film), l'arte (pittore e collezionista, tanto che voleva anche acquistare un ex liceo a Cuglieri per creare una sorta di museo), la pubblicità (come testimonial d'eccezione. E alzi la mano chi non ricorda gli spot della Nike che lo vedevano protagonista assieme ad altri assi del pallone..).

Ha provato persino a buttarsi in politica (o almeno ci ha provato, invitando i risparmiatori francesi alla rivolta contro le banche, chiedendo loro, senza successo, di prelevare in massa i propri risparmi).

E poi, naturalmente, il calcio.

Al Festival del Cinema di Roma (Ansa)
Al Festival del Cinema di Roma (Ansa)
Al Festival del Cinema di Roma (Ansa)

In Gran Bretagna, puntualmente, si mormora di un suo ritorno allo United, in qualità di manager.

E non c'è tabloid che non alzi il cellulare per interpellarlo su qualunque accadimento in Premier, che riguardi il suo Manchester o gli avversari.

E lo stesso le emittenti tv, dove Cantona ha sempre una poltrona prenotata.

No, non un semplice opinionista.

L'Opinionista.

Perché, quando parla, Cantona lascia il segno.

Celebre la sua frase quando gli chiesero un commento sull'eco mediatica che ebbe il calcione in faccia a Simmons.

"Quando i gabbiani seguono un peschereccio, lo fanno perché sperano sempre che venga gettata in mare qualche sardina".

La celebre alzata di colletto nello spot Nike (dal web)
La celebre alzata di colletto nello spot Nike (dal web)
La celebre alzata di colletto nello spot Nike (dal web)

Lui, nel mare sportivo e mediatico, di sardine ne ha gettate parecchie.

E anche oggi continua e, di certo, continuerà a farlo.

Non è ancora il momento, come faceva nel celeberrimo spot di cui sopra, di annunciare "Au revoir!".

Ma, quando sarà tempo di eclissarsi per davvero, Eric lo farà, statene certi, alzandosi il colletto della maglia.

Luigi Barnaba Frigoli

(Unioneonline)

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