Settant'anni vissuti senza compromessi, fra trasgressione e affermazione di sé, tra piume e paillettes e rivendicazioni sociali.

Renato Zero festeggia il 30 settembre la ricorrenza tonda, e lo fa con un'opera di inediti quasi monumentale: "Zerosettanta", quaranta brani e tre dischi in uscita, rispettivamente, il 30 settembre, il 30 ottobre e il 30 novembre.

"Per non ingolfare la piazza e per dare respiro ai padiglioni uditivi del mio paziente pubblico - spiega -. Quaranta brani, rappresentativi di un trascorso che qui vuole ribadire lo sforzo e l'attenzione verso quella coerenza che mi ha sempre contraddistinto".

Nei 12 brani del primo capitolo, spazio al rapporto con la fede ("una compagna necessaria insieme alla coscienza"), all'amore in tutte le sue forme, alla natura bistrattata, al rapporto con il pubblico e perfino alla pandemia.

Ma nel corso della presentazione del nuovo lavoro non sono mancate anche le critiche. A partire da quella alle major che, spiega Zero, "fanno soldi in Italia, ma li reinvestono fuori e non valorizzano la musica italiana". A chi invece gli fa notare certe somiglianze e certi parallelismi con Achille Lauro, taglia corto: "Lui riesce ad affermarsi con poca spesa, io mi sono fatto un mazzo così, ma lungi da me giudicare. Io amo tutti quelli che fanno questo lavoro a patto che non prendano per il c**o il pubblico".

Poi, in un'intervista al Corriere della Sera, rincara la dose: "Quando ho iniziato io dovevano sgomberare le piste dei locali, non c’erano palcoscenici. Sfollavano la pista da ballo e io cantavo con solo un revox, nella mia nudità coperta di piume. Non giocavo a fare il clown della situazione, io cantavo le problematiche della periferia, della borgata della gente emarginata".

(Unioneonline/v.l.)
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