Ve li ricordate? Daniel LaRusso era gracile, indifeso e tutti tifavamo per lui. Era l'eterno bullizzato che attraverso le arti marziali ritrovava sé stesso e la via del riscatto sociale. Johnny Lawrence era il suo rivale: spocchioso, bello, crudele bullo e campione di pugni e calci. Il film che li vide protagonisti nel 1984 era "Karate Kid", una pellicola di culto destinata ad essere copiata negli anni. Un'eco che non si è mai spenta; tanto che ora quella narrazione ritorna grazie alla serie tv "Cobra Kai" che Netflix ha lanciato in questi giorni anche in Italia.

Attenzione, non è il classico sequel, perché questa volta a tornare in campo sono gli stessi attori protagonisti del film, ovvero: Ralph Macchio nei panni di Daniel LaRusso e William Zabka in quelli di Johnny Lawrence. Li ritroviamo, dunque, 30 anni dopo ma (e questo è il bello) i ruoli si sono completamente invertiti.

Se Johnny Lawrence era l'espressione più odiosa dei rampolli, razzisti, sessisti e violenti, dell'upper class bianca californiana ora, da adulto, occupa il penultimo gradino della scala sociale, quello che precede di poco l'accattonaggio. La bella moglie lo ha lasciato e fa la escort, il figlio (che ha abbandonato) è un teppistello disadattato.

E il tenero, indifeso (e poi indomito) Daniel LaRusso? Grazie alle lezioni del maestro Nariyoshi Miyagi (Pat Morita) salì al primo posto del podio del campionato di karate spodestando l'odiato Johnny Lawrence. Quella vittoria sportiva condizionò per sempre la sua vita, in positivo, ovviamente. Ed eccolo qua: oggi è un imprenditore di successo nel campo delle concessionarie automobilistiche. Ha una bella villa con piscina, una moglie con cui viaggia in perfetta sintonia, una figlia colta e fin da bambina amante delle arti marziali intese come strumento di difesa e mai d'attacco, e un figlio tiranno cresciuto nella bambagia e nell'opulenza raggiunta.

Tutto fila liscio nella sua vita. Come tutto fila storto in quella del suo ex rivale. Il karma ha pareggiato i conti e forse pure troppo, così tanto da creare uno squilibrio evidente. Il successo e il denaro hanno inciso le prime crepe nell'anima buona e giusta di Daniel LaRusso. Infatti, inizia a dare segnali che per nulla (in questa nuova storia) lo fanno amare dallo spettatore. Ma non è ancora una crepa definitiva e profonda quella che sta incupendo la sua anima pura. Lo salva ancora l'amore per la moglie e soprattutto per la figlia, ma non è più il nostro immacolato eroe.

Lawrence, che da quella sconfitta sportiva ha iniziato a collezionare solo disastri, ha perso la spocchia e la povertà sta per iniziare ad aprirgli uno nuovo sguardo sulla vita. Fulminante è l'incontro con un giovane immigrato ispanico. Si chiama Miguel Diaz e altro non è che la carta carbone (30 anni dopo) del Daniel LaRusso che in gioventù Johnny aveva scelto come vittima sacrificale. Come LaRusso, Miguel Diaz (interpretato da Xolo Maridueña) è un animo mite su un corpo fragile, ergo il bersaglio dei nuovi bulli della scuola. Cosa fa questa volta Johnny Lawrence? Non ripete l'errore di gioventù e corre in difesa dei deboli. Infatti, Miguel Diaz non è solo nella sfortuna, al suo fianco ci sono tutti i nerd della scuola che non ne possono più di prenderle dalla mattina alla sera.

E qui con la trama ci fermiamo, anche se è già chiaro che questo scambio di identità tra i due rivali dei tempi passati scatena una nuova disputa in età adulta seppur da posizioni invertite.

È una bella favola "Cobra Kai". Piacerà a chi fu adolescente negli anni Ottanta quando impazzava "Karate Kid", un film che incassò 90 milioni di dollari (costò 8 milioni) e fu clonato più e più volte. Basti pensare alla versione italiana de "Il ragazzo dal kimono d'oro" del 1987 diretto da Fabrizio De Angelis (si firmò con lo pseudonimo Larry Ludman) che lanciò il giovanissimo Kim Rossi Stuart.

Piacerà agli adolescenti di oggi, perché tocca temi universali ma li rivede ben impastati con i nostri giorni. Tempi in cui non è tanto il bullismo fisico a mietere il maggior numero di vittime, ma di più quello che si propaga per i social attraverso devastanti gogne.

"Cobra Kai" fa ridere, perché, nella sua strada verso la redenzione, Johnny Lawrence si dimostra impacciato, impreparato e fortemente anacronistico nei modi, nel linguaggio. Così brocco e impacciato (ma non sfidatelo a karate) da diventare il vero grande eroe di questa leggera ma azzeccata storia di rivincita degli ultimi.
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