Le idee sono chiarissime, i propositi seri. «A diciannove anni cercavo un posto nel mondo nel quale, dopo la maturità classica ottenuta a Cagliari, poter studiare all’Università e contemporaneamente continuare a coltivare il mio sogno di diventare tennista professionista».

Edoardo Pilia, 19 anni (foto concesse da Edoardo Pilia)
Edoardo Pilia, 19 anni (foto concesse da Edoardo Pilia)
Edoardo Pilia, 19 anni (foto concesse da Edoardo Pilia)

Edoardo Pilia questo posto l’ha trovato, negli Stati Uniti: è stato ingaggiato dalla Coker university di Harstville in South Carolina, le sue giornate sono piene, pienissime, tra lezioni, allenamenti in palestra e sul campo da tennis e in attesa del campionato intercollege, che comincerà a febbraio, ha dato tutti gli esami del primo semestre del corso di studi in Sales and marketing.

«È un’esperienza fantastica, ho ottenuto una borsa di studio dopo un colloquio e un provino sul campo e grazie anche alla mia classifica, in Italia sono 2.6. Mi sto impegnando al massimo, posso dire che non sto lasciando nulla di intentato per coronare i miei sogni».

Altri giovani talenti sardi hanno seguito questa strada, quella del circuito tennistico universitario che ha sfornato fior di campioni approdati poi nella classifica mondiale professionistica come Shelton, per esempio, o anche Opelka, Isner e Cerundolo. Dalla Sardegna sono partiti con racchette, valigie e testi universitari negli anni Daniele Piludu, Roberto Binaghi (il figlio del presidente della Federtennis nazionale), Pietro Sole, Alessandro Cannavera e Alexander Ferdinando Fragrasso.

Il team della Coker University (foto concessa da Edoardo Pilia)
Il team della Coker University (foto concessa da Edoardo Pilia)
Il team della Coker University (foto concessa da Edoardo Pilia)

Un circuito impegnativo: ogni partita è una lotta all’ultimo sangue, si gioca spesso senza arbitro di sedia, come nelle vecchia Serie C in Italia, ognuno è giudice della sua metà campo, le partite sono senza esclusione di colpi, in tutti i sensi molto formative sia tecnicamente sia caratterialmente.

Adesso è il suo turno, Edoardo Pilia.

«Sto vivendo un’esperienza bellissima e stimolante. Studiare in un college degli Stati Uniti proietta un giovane in un altro mondo. Si sta in contatto con coetanei di tutto il mondo, nella mia squadra siamo in dodici, due italiani, poi sloveni, olandesi, brasiliani, tedeschi, statunitensi. C’è spirito di competizione, ma anche spirito di squadra».

La giornata tipo?

«Sveglia alle 7,30, dopo la colazione in genere sono previste tre ore di lezioni universitarie, finisco la mattinata in palestra e dopo il pranzo si va sui campi da tennis. Oltre alle lezioni di tecnica e tattica ci sono anche tre volte alla settimana le sedute di preparazione atletica. Siamo seguiti anche da un mental coach e da un nutrizionista, a disposizione anche uno staff medico e fisioterapico, non manca davvero nulla. Io lavoro poi per conto mio in palestra».

Una lezione alla Coker university di Harstville (foto concessa da Edoardo Pilia)
Una lezione alla Coker university di Harstville (foto concessa da Edoardo Pilia)
Una lezione alla Coker university di Harstville (foto concessa da Edoardo Pilia)

Tutto in vista del campionato.

«Sì, in autunno abbiamo fatto qualche incontro amichevole e qualche torneo, a gennaio abbiamo altri test match, a febbraio inizia la stagione regolare. La nostra Università gioca in Seconda divisione. Ecco, uno dei miei obiettivi è quello di crescere sportivamente, di salire di livello come campionato universitario, senza nulla togliere al mio college nel quale mi trovo benissimo».

Come sono le strutture sportive?

«Abbiamo sei campi in greenset nuovissimi, la mescola della superficie è abbastanza lenta. Poi le palestre e agli altri spazi a disposizione di tutti gli studenti, siamo circa duemila gli iscritti, viviamo in una piccola città a misura di giovane».

Edoardo Pilia, 19 anni (foto concesse da Edoardo Pilia)
Edoardo Pilia, 19 anni (foto concesse da Edoardo Pilia)
Edoardo Pilia, 19 anni (foto concesse da Edoardo Pilia)

In questi giorni è tornato in vacanza in Sardegna.

«Sì, e ho non ho smesso di allenarmi».

Ha notato in questi primi mesi dei progressi tennistici?

«La mia formazione è basata essenzialmente sulla terra battuta, sui campi in cemento sto adattando il mio tennis, sto insistendo molto sulla regolarità da fondocampo e per compiere un ulteriore salto di categoria sto lavorando sulle transizioni offensive verso la rete, su un tennis più propositivo e d’attacco».

Ha un modello nel tennis professionistico?

«A me piace molto il tennis di Cobolli, un giocatore che con il lavoro è arrivato molto in alto. In questo senso lo considero un esempio, ma ho tanto ancora da lavorare e da imparare. Sicuramente giocare per l’Università di Harstville è una grande opportunità e per me anche un’occasione per confronti sia tennistici sia personali. Sono molto contento sia degli allenamenti, sia dell’ambiente accademico e soprattutto dei primi risultati negli esami di Economia. Per il resto si vedrà: voglio godermi ogni momento di questo fantastico viaggio».

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