Si riparte. Anche sul fronte delle serie tv. La grande industria dell'intrattenimento scalda i motori e a breve i principali set riapriranno nel rispetto delle nuove regole dettate dalla pandemia. Già partiti, invece, gli studi di postproduzione che permettono il rilascio del lavoro finito. E ora, sulle piattaforme dedicate, arrivano le nuove fiction. Fra le prime, in Italia, ecco riemergere una delle saghe criminali più amate da chi predilige il genere coniugato in chiave latina: narcos ed affini, per intenderci. Da venerdì 30 maggio, infatti, Netflix ha messo a disposizione la quarta stagione della "Regina del Sud" ("Queen of the South", già confezionato per gli States nel 2019): tribolazioni e ascesa di Teresa Mendoza, da povera cambiavalute di Sinaloa (Messico) a regina dello spaccio.

Quello appena fatto è l'unico spoiler concesso in onore di chi non ha seguito dalla prima stagione le gesta di Teresa. Ma è voluto, perché sin dalle scene d'esordio, in cui la nostra eroina è in disgrazia, la giovane Mendoza sente dentro di sé una voce interiore, una coscienza profonda che le suggerisce come non cadere in errore. È una proiezione di se stessa che si mostra in abiti eleganti, tipici di chi ha raggiunto il successo.

Quindi, la narrazione ci dice da subito che la povera Teresa ce la farà. Ciò che non ci dice è come, quando e soprattutto quante infinite pene, lutti e dolori dovrà superare. Quanto orrore dovrà subire e, soprattutto, se alla fine si trasformerà. Diventerà una bestia crudele al pari dei suoi sfruttatori che la costringono a fare una vita misera (ultima catena dello spaccio) o il suo cammino verso il definitivo riscatto economico e sociale andrà di pari passo con una rinascita morale? Lasciamo perdere la trama per la gioia dei neofiti e cerchiamo di capire in che terreno affondano le radici di questo crescente successo mondiale.

Come sanno gli esperti, tutto nasce da un bel libro. Il romanzo è "La Reina del Sur" e fu scritto nel 2002 da uno dei maestri della letteratura mondiale, Arturo Perèz-Reverte. Nel 2003 il thriller uscì in Italia col titolo "La Regina del Sud" e fu edito da Tropea, l'ultima edizione è stata stampata nel 2010 da Il Saggiatore.

Arturo Perèz-Reverte, classe 1951, originario di Cartegena, come sanno i suoi estimatori è uno dei pilastri della letteratura di genere. Ex giornalista ed ex inviato di guerra nei fronti più caldi, si impose all'attenzione planetaria con "Il club Dumas" (era il 1993, in Italia uscì nel 1997). Un giallo dalle tinte esoteriche che stregò Roman Polansky. Il regista, infatti, ne trasse il suo successo cinematografico "La nona porta" (1999) interpretato da un Johnny Deep in stato di grazia nei panni di Dean Corso, trafficante di libri antichi, misteriosi, preziosi e pericolosi. Il film costò 38 milioni di dollari e ne incassò 58.

Dopo "Il club Dumas" Perèz-Reverte intraprese il fortunato filone del romanzo storico d'avventura con protagonista di punta il Capitano di ventura Alatriste. Siamo nella Spagna barocca, tra indomite Fiandre e una Napoli ricca di intrighi. Anche in questo caso il cinema si innamorò della saga (è sviluppata in sette titoli) e nel 2006 uscì nelle sale "Il destino di un guerriero" (titolo originale "Alatriste"). Un colossal prodotto in Spagna ed esportato in tutto il mondo. A dare vita filmica al veterano del Tercio, Diego Alatriste (soldato tenace, spadaccino abile e sicario all'occorrenza), fu Viggo Mortensen.

È su queste solide basi che nasce, dunque, il libro "Reina del Sur". La storia diventa subito una telenovela in lingua spagnola per Telemundo. Due stagioni dal tratto tipico della fiction latinoamericana. Molto batticuore, intrighi e azione. Nel cast c'è anche Raul Bova. Il titolo viene ben presto distribuito da Netflix. Però, così come è congegnata, la serie dimostra da subito di non avere le caratteristiche per acchiappare il grande pubblico, da chi vuole di più da un cine-drama. Tanto per intenderci, la prima stagione ha la bellezza di 63 episodi e la seconda 60. Ed ecco che nasce la terza vita della storia.

I diritti passano a Usa Network che confeziona un prodotto più internazionale. Il nuovo stile punta ad alleggerire gli aspetti sentimentali della vicenda per buttarsi a capofitto su quelli criminali. La strada è quella battuta da altri lavori di successo, da "Narcos" al nostro "Gomorra". Kate de Castillo (primo volto televisivo di Teresa) cede il passo ad Alice Braga. E la scelta convince di più. La giovane brasiliana si era già fatta notare in "I Am Legend", con Will Smith, ed "Elysium", al fianco di Matt Damon. Per la colonna sonora viene chiamato niente poco di meno che Giorgio Moroder. Insomma, il salto di qualità è netto.

Come detto, da venerdì 30 maggio su Netflix è arrivata la quarta stagione. Lo scorso marzo la produzione era pronta ad avviare le riprese della quinta stagione. Ma nelle nostre vite è piombato, come un avvoltoio, il Covid-19.
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