In questo periodo sospendiamo l'oroscopo. Dal 28 stiamo cercando di sostituirlo con un piccolo diario semi-serio di una giornata tipo in casa, ai tempi del coronavirus, per continuare a trovarci col consueto appuntamento del mattino.

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La videochiamata

“Ragazzi, domani ci videochiamiamo, preparatevi”. L’invito, scherzoso ma reale, è buttato lì in un messaggio whatsapp. Il gruppo di lavoro che da qualche settimana si coordina per chat, telefonate e mail, lo legge ma l'impressione è che non abbia fatto salti di gioia.

Dunque è panico: “Io la farò velata”. Non nel senso del velo-chador, ma nel senso del video schermato, pixelato. Questo perché non è facile sentirsi pronti a ri-mettersi in piazza (anche se solo virtuale) dopo due settimane di smart working e vita sociale pari a quella di un riccio in letargo.

Perché un conto è scambiarsi messaggini leggeri tra un’attività e l’altra, tutti i giorni, anche per sdrammatizzare da casa una situazione che pesa non poco; altro è parlarsi guardandosi in faccia come se non ci si fosse mai visti.

Eppure sembra ieri: la pausa caffè tutti insieme in ufficio, le battute a volte simpatiche a volte no; sembra ieri che la squadra, il team per darci un tono, era unita e motivata a ritrovarsi tutti i giorni nell’open space gomito a gomito per due terzi della giornata.

Panico due: “Avvisaci un giorno prima”. E ciò probabilmente per potersi presentare almeno fresche di doccia, con i capelli che sembrano spruzzati di farina ma puliti, con un filo di fondotinta per mascherare il grigio accumulato in tanti giorni di clausura.

Panico tre: “faccina-sticker” che non è dato sapere se sia un “che bello! Ci vediamo!!!”, oppure un “ma che caz vuole questa qui”. Come non comprendere.

Nessun panico “apparente” invece da parte dei colleghi maschietti. Loro non hanno paura di mostrarsi con la barba incolta: anzi fa figo. Loro non temono di presentarsi con la t-shirt con la quale sono pure andati a dormire, né si preoccupano se l’inquadratura non sarà la classica libreria che vediamo in tutti i collegamenti televisivi da casa - con gente che forse quei libri li ha solo usati per tappezzeria - ma sarà l’angolo giochi del proprio bambino o quello della musica o degli hobby a spuntare da dietro le spalle. O la pila di piatti da lavare in fondo alla cucina perché "stavo finendo un saggio sulla virologia". Per questa causa i piatti possono aspettare.

Scatta l'invidia (quella innocua): perché gli uomini sono meno schiavi di certi cliché rispetto alle donne? Si risponde con un'altra domanda: perché le donne non sanno "fregarsene" di nulla?

E allora appuntamento alla videochiamata di gruppo, domani, all’ora del tè. Lasciamo per qualche minuto la nostra postazione, alienante ma salvifica, e guardiamoci in faccia per un minuto. Non di più per carità! #stiamoacasa

(Cristina)
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