In un contenitore con base piatta e bordi svasati mettiamo un pugno di semola e qualche goccia d'acqua salata. Effettuiamo dei movimenti circolari con i polpastrelli, avendo cura di far assorbire alla semola tutta l'acqua.

Che cosa stiamo facendo? Ma il cous cous, naturalmente. E incocciare la semola non è per niente facile. Chiedetelo ai concorrenti superstiti di "Masterchef" che, a inizio puntata, si sono trovati davanti un pugno di ingredienti - sale, pepe, alloro, olio, curcuma - per mettere insieme una versione tutta personale di uno dei piatti più caratteristici del bacino nordafricano con punte di eccellenza in Sicilia.

Ma per la nostra Francesca Moi la prova è superata. Niente da dire: questa ragazza, nata ventinove anni fa a Cagliari, cresciuta a Nuraminis, è brava davvero. E lo dimostra anche davanti agli agrumi di Niels Rodin. Cedro? Mano di Budda? Finger lime? Combawa? Sbuccia, taglia, spreme, cuoce, zucchera, allunga, filtra. Il piatto non ha, secondo il giudice Giorgio Locatelli, grande tempra, ma va bene lo stesso. E ora, l'esterna!

Che, questa volta, porta la brigata a Milano. Dove c'è da allestire il buffet per un grande matrimonio in stile Bollywood! L'India è qui, negli occhi degli sposi, nel profumo di spezie, nella voglia di andare lontano. E Francesca Moi, puntata dopo puntata, ci prova. Anche quando, come ieri, piangendo, ci tiene con il fiato sospeso sino alla fine con una frittata di cipolle.
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