I tecnici sanitari di radiologia medica di Cagliari e Oristano in trincea da un anno, non solo nella lotta al Covid ma anche di altre malattie.

Il virus insomma non ha fermato la loro attività. Anzi l'ha implementata. Ed ora sono pronti anche alle visite e radiografie a domicilio.

Questo è stato detto oggi nella giornata Giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socio-assistenziale e del volontariato. Quella scelta oggi da questi professionisti non è una data casuale: il 20 febbraio dello scorso anno, come è noto, a Codogno è stato scoperto il paziente uno malato di Covid. L'istituzione di questa giornata va vista come un tributo a tutti gli operatori sanitari che con grande abnegazione e sacrificio in quest'anno difficile hanno sostenuto il sistema sanitario nazionale.

In tale scenario i Tecnici sanitari di radiologia medica sono stati tra quei professionisti in primissima linea contro il Covid: sono ancora oggi i primi professionisti che coloro che hanno contratto il virus incontrano nel loro percorso per essere sottoposti ad una radiografia o ad una Tc dei polmoni con cui è possibile fare diagnosi nei sospetti di patologia respiratoria, confermando o smentendo la presenza di un eventuale polmonite da coronavirus.

Quanto detto ha portato l'opinione pubblica a defininirli gli "Gli occhi della Pandemia" perché tutte quelle immagini terribili di polmoniti interstiziali che tanto hanno fatto il giro dei canali social e delle trasmissioni televisive sono state ottenute grazie al contributo di un tecnico radiologo.

Contributo imprescindibile non solo nella lotta alla Covid ma anche alle tante altre patologie che non è stato possibile rinchiudere in casa con il lockdown, come ad esempio quelle a carico dei malati oncologici a cui vengono somministrate terapie radianti salva vita, le indagini diagnostiche eseguite nei reparti di radiologia o l'attività di radiodiagnostica interventistica portata avanti nelle sale operatorie. E sono solo alcune delle attività che si è continuato a portare avanti con faticosi adattamenti nonostante il blocco delle attività assistenziali.

Antonio Serreli
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