Adesso che la portiamo tutti, ma davvero tutti, è diventata un accessorio di moda. A parte quelle chirurgiche, fino a ieri quasi introvabili in farmacia e peraltro monouso, la maggior parte di noi utilizza le mascherine lavabili - di tessuto non tessuto o di cotone - vendute in mille fantasie più o meno come l'intimo donna: animalier, fiori, tinta unita, quadretti e via. Quel che ancora non abbiamo capito bene, però, è come indossare tale accessorio e soprattutto come maneggiarlo sempre nel rispetto della massima igiene.

Chi protegge la barriera

Adesso che fa caldo poi, chi di noi - appena vede che attorno non c'è anima viva - non la sfila liberando il naso e respirando a pieni polmoni? «In teoria bisognerebbe metterla e lasciarla, in pratica capisco che è impossibile. Per cui, come sempre, bisogna avere buonsenso. Ciò che occorre ricordare - avvisa la professoressa Sofia Cosentino, docente di Igiene dell'Università di Cagliari - è che la mascherina serve a proteggere gli altri e non me, quindi se sono positivo al Covid e sto sempre ad aggiustarla e a sfilarla e poi tocco le cose intorno, lì può trasmettersi l'infezione. Quindi è vero che ci vuole buonsenso: ormai non stringiamo più la mano per salutarci, ovunque entriamo troviamo il disinfettante all'ingresso, nei supermercati usiamo i guanti. A quel punto un po' di elasticità ce la possiamo anche permettere con la mascherina». Dunque, se stiamo facendo una passeggiata, e vediamo che attorno a noi non c'è nessuno, possiamo spostarla? «Con i dovuti accorgimenti».

Istruzioni per l'uso

Come? Posso levarla e metterla in borsa? «No, la si può abbassare sotto il mento toccandola ai lati oppure sotto». Ovviamente, avverte la professoressa Cosentino, «bisogna sempre ricordarsi che le mascherine sono utili se si rispetta la distanza fisica, l'igiene delle mani e la regola di non toccarsi il viso, il naso, la bocca e gli occhi. Se si sta in un ambiente chiuso dove non può essere rispettata la distanza bisogna utilizzare quelle chirurgiche, per il resto vanno bene quelle di Tnt o cotone, le coprinaso-bocca ammesse dal decreto Cura Italia per la popolazione generale». Prima di mettere la mascherina, «bisogna lavarsi bene le mani con acqua e sapone e indossarla toccando solo gli elastici».

Come lavarle e sanificarle

La mascherina monouso, va detto, per la maggior parte di noi (che non siamo medici) non è mai usa e getta. E' così tanto sbagliato? «Se la si usa tutto il giorno non va bene: il vapore acqueo che emettiamo con la respirazione dopo un po' la inumidisce facendole perdere efficacia. Se invece la si porta solo per qualche ora, sarebbe uno spreco enorme buttarla». Uno dei metodi per sanificarla sarebbe lasciarla all'aria per qualche giorno: ha senso? «Sono stati fatti degli studi preliminari utilizzando diversi metodi di disinfezione, ma non c'è niente di pubblicato in merito. E' ancora questione di buonsenso: per evitare l'usa e getta, scongiurando l'incremento dei rifiuti, magari sarebbe meglio scegliere le mascherine di stoffa, sempre se si ha la possibilità di mantenere le distanze». Stoffa o tessuto non tessuto. «Si possono lavare e disinfettare. Basta un lavaggio in lavatrice a 60 gradi oppure a mano in acqua calda col disinfettante per biancheria». Dove va riposta la mascherina che riutilizziamo? Mai in tasca o poggiate sui mobili, avverte il vademecum dell'Istituto superiore di Sanità. «Basta una bustina pulita - dice Sofia Cosentino -. Di carta o di stoffa. Niente plastica, inquina».

La moda salva la socialità

Le mascherine lavabili fanno bene all'ambiente, ma evidentemente - in epoca di distanziamento fisico - pure alla socialità. Felice Tiragallo, docente di antropologia culturale dell'Università di Cagliari, dice che, «le mascherine alla moda, magari personalizzate come quelle coi colori di una società sportiva, o più vivaci per le donne, più austere per gli uomini, distinguono appartenenze di ordine generale. Credo sia un modo per combattere questo appiattimento, la difficoltà che comunque tutti avremo per un po' di tempo a mostrarci vicini e ad avere una vera prossimità, una vera intimità sociale. Un fatto necessario, un segnale anche positivo dal punto di vista sociale, ma frappone tra le persone delle barriere riguardanti proprio la riconoscibilità, l'identità, che appunto questa moda di personalizzare le mascherine può cercare di contrastare». Nei nostri comportamenti c'è già un fondo di contraddizione. «Quel che mi colpisce di più - spiega l'antropologo - è che usare le mascherine in una situazione pubblica è un segnale di cura e di responsabilità nei confronti degli altri, però si collega anche a un modo diverso, che ormai tutti stiamo imparando, di concepire e regolare le distanze, e stabilire così situazioni di difesa rispetto al prossimo».

Piera Serusi

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