Crescono i casi di tumore in Sardegna: nel 2019 sono infatti stimati circa 10.200 nuovi malati (6.000 uomini e 4.200 donne), il 2% in più rispetto al 2018.

L’aumento, però, riguarda solo gli uomini, con 800 diagnosi in più. Fra le donne, invece, si stima un calo di 600 casi.

I tumori più frequenti fra gli uomini sono quelli del colon-retto (1.000) e della prostata (1.000), fra le donne quello della mammella (1.300). Nella popolazione generale i cinque tumori più frequenti nel 2019 sono quelli a colon-retto (1.500), mammella (1.300), prostata (1.000), polmone (900) e vescica (620).

La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è inferiore nell'Isola rispetto alla media nazionale, raggiunge infatti il 60% fra le donne (63% Italia) e il 49% fra gli uomini (54% Italia).

La "fotografia" è quella resa nel volume "I numeri del cancro in Italia 2019", realizzato dall’associazione italiana di Oncologia medica (AIOM), dall'associazione italiana Registri tumori (AIRTUM), da Fondazione AIOM, PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), PASSI d’Argento e della società Italiana di Anatomia patologica e di Citologia diagnostica (SIAPEC-IAP), e presentato oggi a Cagliari all'assessorato alla Sanità con l’intervento di Mario Nieddu, assessore Igiene, Sanità e Assistenza sociale della Regione Sardegna.

"Ogni giorno, nel nostro territorio, 28 cittadini scoprono di essere colpiti dal cancro e 76mila sardi convivono oggi con una diagnosi recente o precedente di tumore – spiega Daniele Farci, oncologo all'Ospedale Businco di Cagliari e coordinatore AIOM Sardegna -. Il segnale positivo, in entrambi i sessi, è il calo delle nuove diagnosi di tumore del polmone (-100 casi negli uomini e -50 nelle donne). Entrambi questi aspetti potrebbero essere riconducibili all’efficacia delle campagne di prevenzione oncologica, promosse anche dalla nostra società scientifica e rivolte soprattutto ai giovani, ma non solo".

Fra i fattori che determinano in Sardegna percentuali di sopravvivenza inferiori rispetto alla media nazionale vi è sicuramente il fatto che spesso la diagnosi tumorale viene effettuata in uno stadio avanzato della malattia. La ragione principale è la scarsa adesione dei sardi ai programmi di screening organizzati: solo il 38,1% dei cittadini ha eseguito il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci per individuare in fase precoce il cancro del colon-retto (38,5% Italia) e il 50,7% delle donne ha effettuato la mammografia per la diagnosi precoce del tumore del seno nell’ambito di programmi organizzati (54,6% Italia).

È invece migliore rispetto alla media nazionale il numero di donne fra 25 e 64 anni che, nell'Isola, si sono sottoposte allo screening per la diagnosi precoce del cancro della cervice uterina (Pap-test o Hpv test) all'interno di programmi organizzati, pari al 58% (46,8% Italia). Va sottolineato che le percentuali di adesione ad alcuni di questi programmi sono in crescita: nel periodo 2014-2017, solo il 34,6% dei sardi aveva eseguito il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci e il 57% lo screening cervicale.

Nonostante la Regione sia da tempo impegnata nella lotta alla sedentarietà e al fumo di sigaretta e nella promozione e prescrizione dell'attività fisica, ancora pochi sardi seguono secondo i ricercatori stili di vita sani: il 25,1% è sedentario. Non solo. Il 28,4% è in sovrappeso (e il 10,4% obeso), il 25,4% fuma. Ed è superiore alla media nazionale (17,1%) la percentuale dei cittadini che assumono alcol in quantità a rischio per la salute (20,5%).

(Unioneonline/v.l.)
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