In Italia solo 3 persone su 10 si sono poste il problema di pianificare il proprio fine vita e appena lo 0,7% della popolazione ha redatto una Dat, le disposizioni anticipate di trattamento previste dalla normativa italiana. Solo in Lombardia il dato sale al 3%.

A tracciare il quadro, a due anni dall'approvazione della legge sulle Dat (dicembre 2017), è la prima ricerca nazionale sulla percezione della popolazione sul testamento biologico diffusa da Vidas, associazione di assistenza sociosanitaria alle persone con malattie inguaribili.

Un'indagine realizzata nei mesi di giugno e luglio su un campione di 1.602 cittadini maggiorenni.

Dalla ricerca emerge in particolare che le più sensibili al tema sono le donne di età compresa fra i 26 e i 40 anni.

Ma la conoscenza degli italiani della normativa è ancora superficiale, solo il 19%, infatti, dichiara di essere ben informato mentre il 28% non ne ha mai sentito parlare.

Gli italiani sono anche mediamente favorevoli al testamento biologico: tra quanti conoscono la legge (72% degli intervistati) e non hanno sottoscritto le Dat si dichiara convinto il 51,4%, contrario il 27,4% e indeciso e poco informato il 21,3%.

I più preparati e favorevoli sono cittadini residenti nelle regioni del nord-ovest, atei o agnostici, tra i 26 e i 40 anni e con un livello di istruzione medio-alto. I meno informati vivono al Sud e sono credenti over 70. Le tre regioni più favorevoli sono Basilicata (5,3), Piemonte (4,9) e Lombardia (4,7).

Per il 32% il momento perfetto per sottoscrivere le proprie disposizioni è prima possibile, anche in condizioni di perfetta salute, mentre per il 25% è opportuno in caso di grave malattia.

Ciononostante, la tendenza è quella di posticipare a un tempo non definito la decisione e la sua attuazione.

(Unioneonline/v.l.)
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