E' convocato per domani mattina alle ore 9 il Consiglio dei ministri nel corso del quale - si legge in una nota di Palazzo Chigi diramata in serata - il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, comunicherà ai ministri la volontà di recarsi al Quirinale per rassegnare le sue dimissioni.

A seguire, Conte andrà dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Questa dunque la decisione del premier, per tutto il giorno in bilico se dimettersi e puntare al reincarico per la formazione di un Conte ter o farsi impallinare al Senato mercoledì o giovedì, quando Alfonso Bonafede terrà la relazione sulla giustizia (non proprio un tema capace di attirare moderati, pezzi di Italia Viva, Forza Italia e Udc).

Molto probabilmente i voti al Senato sul Guardasigilli saranno meno dei 156 incassati con l'ultima fiducia. Nencini del Psi ha già annunciato la sua astensione, mentre Italia Viva dovrebbe esprimere voto contrario.

PRESSING PD - Per tutto il giorno è il Pd a pressare per far salire il premier al Colle: "Stiamo con lui, ma i numeri ora non ci sono. Con Bonafede il governo va sotto al Senato".

Il presidente del Consiglio deve salire al Colle per evitare di cadere sul tema giustizia, troppo divisivo per incassare l'ok dei centristi.

E' la "fase nuova" indicata su Omnibus da Goffredo Bettini, gran tessitore delle trattative tra Pd e premier. "Un governo nuovo, con una maggioranza più larga ma con lo stesso presidente del Consiglio, che è imprescindibile".

Fase nuova che deve necessariamente passare per le dimissioni.

Anche Zingaretti spiega che il Pd sta lavorando a un nuovo governo "ampio ed europeista, con un'agenda di contenuti concreti" e guidato da Conte, che resta "punto di equilibrio più avanzato".

"Ma se non ottiene i voti del Conte bis, perché dovrebbe ottenerli con un ter?", osserva Loredana De Petris (LeU), contraria alle dimissioni. Mentre il ministro Patuanelli chiarisce la posizione del Movimento sul dialogo con Renzi: "Chi è il problema non può essere la soluzione. Non è una questione personale ma di affidabilità politica".

Il capo politico Vito Crimi riunisce i gruppi parlamentari in vista dei prossimi delicati passaggi e conferma il sostegno all'avvocato pugliese: "Siamo convintamente accanto al presidente Conte in questo momento estremamente difficile per il Paese. Siamo la colonna portante della legislatura, e come sempre ci assumeremo le nostre responsabilità, avendo come riferimento il bene dei cittadini".

I TIMORI DEL PREMIER - E dopo le dimissioni? Tornare da Renzi o aprire ai centristi e a Forza Italia?

"Nessun sostegno a Conte", ribadisce dal canto suo Berlusconi. "Governo di larghe intese, altrimenti si vada a elezioni".

E la stessa Udc dirama l'ennesimo comunicato: "Siamo fuori dai giochi dei responsabili, voteremo no a Bonafede".

Conte lo ha detto a più riprese, con Renzi non vuole più trattare. E teme le trappole dei partiti, per questo non è ancora salito al Quirinale. La nascita di un nuovo governo di coalizione con un altro presidente del Consiglio, o un esecutivo di larghe intese.

Marianna Madia, renziana rimasta nel Pd, è stata abbastanza chiara: "Dobbiamo fare una verifica di maggioranza con Renzi, per Palazzo Chigi non c'è solo Conte".

M5S: "CONTE-TER INEVITABILE" - Per il Movimento 5 Stelle "il passaggio per il cosiddetto Conte ter è ormai inevitabile ed è l'unico sbocco di questa crisi scellerata. Un passaggio necessario all'allargamento della maggioranza. Noi restiamo al fianco di Conte - scrivono in una nota i capigruppo di Camera e Senato Davide Crippa ed Ettore Licheri - continueremo a coltivare esclusivamente l'interesse dei cittadini, puntiamo a uscire nel più breve tempo possibile da questa situazione di incertezza che non aiuta. Dobbiamo correre sul Recovery, seguire il piano vaccinazioni, procedere immediatamente ai ristori per le aziende più danneggiate dalla pandemia. Il MoVimento c'è, ed è pronto a fare la sua parte".

(Unioneonline/L-D)

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