Matteo Renzi parla a "Porta a porta" e sfida il premier Giuseppe Conte. "Hanno provato a cacciarmi dalla maggioranza ma non ce l'hanno fatta: hanno cercato di raccogliere i senatori responsabili che vorrebbero prendere il nostro posto. Se vogliono sostituirci non c'è nulla di male, ma la prossima volta farebbero meglio a riuscirci".

"Non voglio morire grillino - va ripetendo il leader di Italia Viva - e sono colpito dal modo in cui il Pd ha inseguito M5S".

Sin qui le solite cose, poi quello che tutti aspettavano, le condizioni di Renzi per fare andare avanti questo governo. Il casus belli è sempre lo stesso: prescrizione e giustizia. "Se non viene ritirata la proposta Bonafede e se non ci sarà accordo, sfiduceremo il ministro della Giustizia", dice, convinto che "fino al 2021 non si vota".

Altro tema posto dall'ex premier è quello della situazione economica: "Conte abolisca il reddito di cittadinanza: è un fallimento, se hai messo soldi per 2,3 milioni di persone e l'1,7% ha trovato lavoro. Metta i soldi per il taglio delle tasse alle aziende e sblocchi le opere pubbliche già finanziate, che creano ricchezza e posti di lavoro".

ELEZIONE DIRETTA DEL PREMIER - Ma la vera sfida politica lanciata da Matteo Renzi è rivolta a tutti i partiti, ed è l'elezione diretta del premier: "Siccome non si può andare avanti così con le scene che abbiamo visto, fermi tutti. Faccio un appello a Zingaretti, Di Maio, Crimi, Conte, LeU, Salvini, Berlusconi, Meloni. Dico: portiamo il sistema del sindaco d'Italia a livello nazionale. Si vota una persona che sta lì per cinque anni ed è responsabile. Lancerò una raccolta firme".

Per farlo bisogna tuttavia cambiare la Costituzione e rendere l'Italia una sorta di premierato all'inglese. Come arrivare a ciò senza rischiare di essere (nuovamente) sconfitti da un eventuale referendum? "Ci sono due modi", spiega Renzi. "Il primo è il modello del patto del Nazareno, per cui Berlusconi non votava le mie leggi ma c'era un patto istituzionale per cambiare le regole. L'altra ipotesi è l'esempio del governo Maccanico che non vide la luce nel 1996, è il governo stesso ad essere istituzionale o costituzionale".

Proposta respinta al mittente praticamente da tutti. A partire dal Pd: "Andiamo avanti con la legge che abbiamo condiviso insieme e approviamola con la maggioranza più ampia possibile. L'accordo trovato in maggioranza prevede un proporzionale con soglia al 5%, un'ipotesi sostenuta in primo luogo da Italia Viva".

LE REPLICHE, UN CORO DI NO - "Il modello dell'italicum è stato già bocciato definitivamente dagli italiani il 4 dicembre. Non si torna indietro", dichiara invece Roberto Speranza (LeU).

E anche chi l'elezione diretta del premier la vedrebbe di buon occhio boccia l'idea di Renzi.

"La riforma presidenziale o l'introduzione del premierato sono storiche battaglie della destra, temi troppo seri per essere utilizzati come biechi strumenti di manovre di Palazzo come sta facendo Renzi con il suo ben poco credibile appello. Se non cambia di nuovo idea, Renzi sabato può venire a uno dei mille banchetti allestiti da Fdi a firmare la nostra proposta d'iniziativa popolare sull'elezione diretta", dichiara Giorgia Meloni.

Dello stesso tono la replica di Matteo Salvini: "Se Renzi vuole può venire a firmare la nostra proposta ai banchetti della Lega, non facciamo inciuci". Da via Bellerio sono convinti che il tema delle riforme proposto da Renzi comporti un governo di larghe intese che modifichi la Costituzione in tempi che di certo non sarebbero brevi, e la Lega - è il ragionamento - può accettare solo un governo elettorale senza Conte per fare in pochi mesi una o due cose.

Alle parole di Renzi ha replicato duramente Nicola Zingaretti: "Credo che qualcuno, se continua così, farà venire il mal di testa agli italiani con questo chiacchiericcio insopportabile di cui non si capisce il fine. Qualche mese fa abbiamo fatto un governo insieme perché proposto peraltro da alcune personalità politiche. Ora c'è solo una cosa da fare, governare bene con il cuore e con la testa". Sulla giustizia invece, "noi andremo avanti fin quando sarà possibile fare cose utili agli italiani, le valutazioni sulla maggioranza le deve prendere innanzitutto il presidente del Consiglio, non una singola parte politica".

E Franceschini ha scomodato Esopo in un tweet, senza nominare Matteo Renzi ma paragonandolo a quello scorpione che punge la rana che lo stava portando in salvo, condannando entrambi a morte certa: "È la sua natura", ha scritto lapidario il ministro della Cultura.

Questa invece la replica del reggente M5S Vito Crimi: "Se Renzi vuole uscire da questo governo lo dica senza nascondesi dietro la minaccia di una sfiducia individuale a un ministro. Chiarisca se sta nella maggioranza o con Berlusconi, Salvini e Meloni. Non è di teatrini che il Paese ha bisogno".

IL PREMIER IN CERCA DI "RESPONSABILI" - Renzi dunque, dall'alto del 3% che gli danno i sondaggi e dei suoi 18 senatori, detta condizioni irricevibili per i 5 Stelle come lo stop al reddito di cittadinanza e alla legge Bonafede. Il Pd e i grillini gli rispondono picche, poche sponde sembra avere - almeno per ora - anche da destra.

Conte, dal canto suo, continua a lavorare. Non commenta, "deciderà nei prossimi giorni", lascia filtrare da Palazzo Chigi. Sa che sarà una partita a scacchi con strappi improvvisi e ricuciture immediate, perché nessuno - a partire da Renzi - vuole andare al voto. Il premier non si scompone e continua a lavorare in sordina, con incontri segreti con parlamentari ex M5S e di Forza Italia. Stringe contatti, consapevole che neanche Forza Italia ha fretta di andare al voto. E prepara quel gruppo di "responsabili" pronto, nel caso fosse necessario, a sostituire i parlamentari di Italia Viva e renderli inutili ai fini della tenuta del governo. Già, perché nelle intenzioni di Conte non deve essere il premier a rompere, ma Renzi. Lui deve avere solo quel numero di senatori che gli serve per sostituire i renziani al momento giusto.

(Unioneonline/L)
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