Ha bruciato le tappe Lara Comi. In tutti i sensi. A 19 anni il primo incarico politico, a 26 il primo incarico elettivo a Bruxelles. A 36 può già vantare due legislature nell'Europarlamento. E un arresto, con le accuse di corruzione, finanziamento illecito e truffa.

Un vero e proprio enfant prodige che, come scrive il gip nell'ordinanza di custodia cautelare, "nonostante la giovane età, ha mostrato nei fatti una non comune esperienza nel fare ricorso ai diversi, collaudati schemi criminosi volti a fornire una parvenza legale al pagamento di tangenti, alla sottrazione fraudolenta di risorse pubbliche e all'incameramento di finanziamento illeciti".

L'esperienza politica inizia tra i banchi dell'università (Economia dei mercati e delle imprese alla Cattolica di Milano, specialistica in Bocconi): a 19 anni è portavoce di Forza Italia a Saronno. In quegli anni si lega a Mariastella Gelmini, di cui diventa assistente, e a 21 anni è già coordinatrice regionale di Forza Italia Giovani in Lombardia.

Una prima battuta d'arresto alle politiche del 2008, quando non viene eletta alla Camera. Poco male, l'anno dopo va all'Europarlamento. Stipendio più ricco. A 26 anni ottiene, nella circoscrizione Nord-Ovest, 63.158 preferenze. Assume la mamma come assistente, le verrà contestato anni dopo.

A novembre 2013, con la sospensione delle attività del Pdl, aderisce a Forza Italia. E l'anno dopo, ricandidata all'Europarlamento, aumenta le sue preferenze: ben 83.987. I colleghi la scelgono come vicepresidente del Gruppo Ppe.

I primi guai nel 2017, quando gli organi di controllo dell'Europarlamento le contestano l'assunzione della madre avvenuta nel 2009, in barba alle regole europee che vietano di reclutare parenti. Lei dà la colpa al commercialista, accetta di restituire a rate la somma indebitamente percepita (126mila euro) e non riporta conseguenze penali. Intervistata sul caso, si giustifica dicendo che era giovane e voleva la mamma con lei. "Avevo 26 anni. Ero giovane, non conoscevo nessuno a Bruxelles e avevo bisogno di mia madre".

Il resto è storia recente. Il 15 maggio, in piena campagna per il terzo mandato a Bruxelles, la Comi viene indagata nell'inchiesta della Dda di Milano che oggi ha portato al suo arresto. Finisce ai domiciliari.

Ottiene "appena" 32.365 preferenze, e finisce terza dietro a Silvio Berlusconi e Massimiliano Salini. Prima dei non eletti, potrebbe essere salvata dal Cav. Ma Berlusconi, eletto anche al sud e nelle isole, sceglie il seggio nord occidentale. Lasciandola senza poltrona e senza immunità. Fino all'arresto oggi.

Con il gip che le riconosce una "peculiare abilità nello sfruttare al meglio la sua rete di conoscenze al fine di trarre dal ruolo pubblico di cui era investita il massimo vantaggio in termini economici e di ampliamento della propria sfera di visibilità".

(Unioneonline/L)
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