Stava facendo il bagno nella vasca e ha dato un'occhiata al suo smartphone. L'oggetto, che era collegato alla presa di corrente, è scivolato in acqua e l'ha folgorata. La vittima è un'adolescente che viveva a Marsiglia.

La giovane è stata subito soccorsa e trasportata all'Hospital Timone, ma è morta poco dopo.

"L’acqua - ha spiegato un esperto consultato dai media transalpini - è un conduttore di corrente ed è il motivo che ha scatenato la tragedia. Se il telefono non fosse stato collegato a una fonte di energia da 220 volt non sarebbe successo nulla".

All’interno dei telefonini moderni c’è una batteria che non rilascia corrente verso l’esterno anche quando il dispositivo è acceso. Ecco perché cresce sempre più il numero di smartphone con certificazione IP67 o IP68, capaci di resistere a cadute accidentali in acqua o a immersioni più profonde e durature.

Il problema è la connessione del cellulare ad una sorgente elettrica, che porterebbe a seri incidenti solo in determinate situazioni. Ma la potenza da 220 volt, ha commentato "Sportello dei Diritti", di cui ha parlato l'esperto non viene trasferita, totalmente, al cellulare perché ridotta e canalizzata dal trasformatore inserito nel caricabatterie. Al contrario, avremmo smartphone bruciati al primo caricamento. Le cause vanno allora ricercate altrove. Lo smartphone di per sé non veicola elettricità. Anche se fosse agganciato alla presa a muro e da questa si staccasse per finire in acqua, la quantità di corrente che dalla porta di alimentazione passa per il cavetto non sarebbe tale da causare una folgorazione (si parla di 3 volt). Certo, porte difettose o cavi sbucciati con parti scoperte indurrebbero esiti fatali ma sono solo congetture che le indagini dovranno chiarire".

(Unioneonline/s.s.)
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