Case di riposo e residenze sanitarie assistenziali diventati i veri focolai dove si registra un numero elevato di Covid-positivi.

Alla Casa Serena di Sassari c'è pure Pierina, una donna di 81 anni ospite della struttura ormai da un anno e mezzo: sei giorni fa ha scoperto di avere contratto il virus.

"Prima nessuno se n'era accorto perché nessuno dei sanitari le aveva fatto il tampone - racconta la figlia Maria Luisa, di Porto Torres - il mio problema è stato quello di non riuscire a comunicare con mia madre dal 5 di marzo quando sono stata a Casa Serena, poi il giorno dopo è scattato l'allarme e la struttura ha chiuso le porte ai parenti per metterli in quarantena preventiva".

L'hanno rassicurata sulle condizioni di salute della mamma "ma psicologicamente non sta bene - aggiunge Maria Luisa - è molto impaurita, terrorizzata dalle persone tutte bardate che vede intorno a lei perché non sa chi siano e pensa che vogliano farle del male. Si sente estremamente abbandonata dai familiari che non possono avvicinarsi a lei, ed è per questo che stiamo chiedendo di attivare un servizio di videochiamate o telefonate costanti che ci mettano in contatto con lei, in modo tale che venga rassicurata da noi parenti".

Da quando è scoppiata l'emergenza all'interno della struttura che ospita 109 anziani, si sono registrati 23 decessi, un numero cresciuto in maniera esponenziale in questi giorni.

"Capisco che il 14 sia scoppiato il caos, ma credo sia fondamentale per noi parenti e per gli ospiti tenere i contatti - prosegue Maria Luisa - perché si vive l'inferno in uguale misura poichè non sappiamo come stanno e che cosa sta succedendo all'interno della la struttura".

Maria Luisa riconosce che qualcosa è cambiato: nei giorni scorsi sono arrivati i rinforzi e la casa di riposo ha potenziato il personale medico e il personale Oss. "All'inizio non c'erano comunicazioni ed ero sempre io che dovevo chiedere informazioni sulla salute di mia madre tramite la psicologa e gli amministratori di sostegno, ma non c'era un ritorno di informazioni, quindi noi ci spaventavamo perché ignoravamo la situazione. Non posso descrivere cosa ho provato in quei momenti, perché una volta ho comunicato con mia madre e l'ho sentita fuori di sé, mentre io mi sentivo in gabbia perché non potevo fare niente."

Giornate "infernali", la paura della pandemia unita alla situazione di incertezza dove ogni approccio con la struttura sembrava cadere nel vuoto. La speranza di Maria Luisa è quella di poter riabbracciare la madre una volta terminato questo incubo.
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