Ventinove anni dopo l'eccidio, la Procura generale di Cagliari compie un passo clamoroso e indaga nuovamente sul triplice omicidio (più un tentato omicidio) commesso sulle montagne di Sinnai nel 1991.

L'8 gennaio di quell'anno nell'ovile Cuile Is Coccus erano stati uccisi con un fucile calibro 12 gli allevatori Gesuino e Giuseppe Fadda, padre e figlio, e il servo pastore Ignazio Pusceddu: un massacro compiuto nell'arco di pochi minuti a partire dalle 18,30, quando era già buio.

C'è una sentenza definitiva che vede colpevole della strage il pastore Beniamino Zuncheddu, in carcere da 29 anni: era stato riconosciuto dall'unico sopravvissuto. La spedizione era stata organizzata, secondo gli inquirenti, al termine di una escalation di minacce e intimidazioni tra i titolari di quello stazzo e i frequentatori del vicino Masone Scusa: bestiame ucciso, fucilate, botte. Zuncheddu, secondo la sentenza, aveva chiuso i conti.

Ma l'imputato, condannato all'ergastolo, si è sempre dichiarato innocente ed è in cella dal febbraio 1991. Può uscire per lavorare ma deve trascorrere la notte a Uta.

Ora la pg Francesca Nanni, dopo i documenti depositati dall'avvocato Mauro Trogu per conto del pastore, ha deciso di approfondire la vicenda. Ha convocato e sentito al Palazzo di giustizia di Cagliari il sopravvissuto, poi i carabinieri hanno eseguito un sopralluogo nell'ovile Cuile is Coccus per verificare posizione dei cadaveri, dislocazione di locali, stalle, fienili. Infine ha trovato una vecchia lettera nella quale una persona rimasta anonima indicava una strada diversa da quella percorsa dagli inquirenti per risolvere il giallo.

L'indagine è in corso da mesi, resta da capire quali sviluppi ci saranno.
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