"Sette casi positivi, un numero imprecisato di quarantene e di tamponi già effettuati".

Questo il punto delle situazione al call center Comdata di Elmas, dove nei giorni scorsi si sono registrati i primi casi di Coronavirus.

A fare la fotografia è Marianna Stara, della segreteria Regionale Uilcom Sardegna. Che aggiunge: "Questa mattina davanti alla sede erano posizionati due furgoni della ASL che dovevano fare i tamponi ai lavoratori e una lunga fila di macchine. Dopo l'ultimo caso registrato l'azienda sanitaria ha infatti deciso che i tamponi a domicilio sarebbero stati troppi da eseguire e ha richiesto che gli stessi fossero effettuati in sede, ma senza far scendere i lavoratori dalla propria auto".

"A questo proposito - prosegue la portavoce sindacale - i lavoratori chiedono alla Asl una maggiore chiarezza sui criteri adottati per la convocazione per i tamponi e comunicazioni precise sulla messa in quarantena in modo da poter richiedere l'ammissione alla malattia".

"Il lavoro agile, unico strumento che avrebbe potuto evitare questa catena di contagi, è stato adottato con troppo ritardo. E' assurdo che società operanti nel settore delle telecomunicazioni si siano trovate così altamente impreparate dal punto di vista tecnico ed organizzativo", cotinua Stara, secondo cui "lo sforzo messo in campo negli ultimi giorni è tardivo".

"Riteniamo - la chiosa - che a tutti i lavoratori debba essere fornita la strumentazione per poter svolgere il lavoro in modalità agile: non possiamo pensare che a più di un mese dall'inizio di questa emergenza nazionale non si sia in grado di trovare delle soluzioni tecnologiche adeguate".

(Unioneonline/l.f.)
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