Va avanti la protesta dell'ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo Cesare Battisti, rinchiuso dallo scorso gennaio nel carcere di Oristano in regime di isolamento dopo essere stato arrestato in Bolivia ed estradato in Italia concludendo così 37 anni di latitanza.

Oggi è il quarto giorno di sciopero totale della fame: "Non mi hanno dato scelta", spiega l'ex primula rossa tramite il suo avvocato.

"Sono sequestrato - dice -: il sequestro è iniziato il 12 gennaio 2019 in Bolivia, continua oggi nell'Isola di Sardegna. Mi sento oltre che prigioniero politico anche prigioniero di una sporca guerra, guerra tra lo Stato e la lotta armata e non del periodo delle grandi contraddizioni sociali che hanno sconvolto l'Italia dalla fine degli anni '60 agli inizi degli anni '80".

"Il '68, in Italia - continua - è durato 15 anni. La guerra delle Istituzioni nei miei confronti viene esternata con la segretazione degli atti, con l'isolamento forzato e illegittimo e con una classificazione retroattiva di 41 anni. Questa è vendetta di Stato, vendetta nei miei confronti a distanza di oltre 40 anni dalle contraddizioni sociali".

Secondo l'ex Pac, quelle contraddizioni sono "frutto dello stesso Stato e hanno generato anche il fenomeno della lotta armata che ha visto, come risaputo, coinvolte oltre un milione di persone, 60mila fermi e 5.800 condanne, come riportato a suo tempo dal presidente della Repubblica Cossiga. E tutt'oggi lo Stato vuole per tutto ciò sacrificare me in nome di una giustizia che non c'è".

(Unioneonline/D)
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