Manuel Careddu è stato ucciso per aver reclamato in maniera troppo insistente il pagamento di una partita di droga alla fidanzata di un suo coetaneo.

Questo, secondo l'accusa, sarebbe il movente che ha spinto il "branco" di Ghilarza a togliere di mezzo il 18enne di Macomer, barbaramente ammazzato lo scorso 11 settembre e poi sepolto sulle sponde del lago Omodeo.

La ricostruzione dell'accaduto è stata fatta dal pm Andrea Chelo e dal procuratore di Oristano Ezio Domenico Basso, che oggi, al termine della loro requisitoria, hanno formulato le richieste di condanna nei confronti di Christian Fodde e Riccardo Carta (ergastolo per entrambi) e del terzo imputato maggiorenne del processo, Matteo Satta (30 anni di carcere).

Come detto, a scatenare la furia del gruppo, sarebbero state le pressioni di Manuel sulla ragazza minorenne di Fodde per ottenere i soldi pattuiti per un precedente acquisto di droga, pari a poche centinaia di euro.

Per mettere fine all'insistenza, Fodde e la fidanzata, assieme a tre amici, avrebbero dunque collaborato per attirare Careddu in una trappola e ucciderlo a colpi di piccozza e badile.

La ragazza, assieme a un altro imputato minorenne, è stata condannata ieri a 16 anni di carcere.

Secondo i pm Fodde sarebbe l'esecutore materiale del delitto, mentre Riccardo Carta avrebbe messo a disposizione il terreno in campagna dove attirare e ammazzare Manuel. Satta, invece, avrebbe tenuto con sé i telefonini, lontano dal luogo del delitto, per fornire un alibi ai compagni.

(Unioneonline/l.f.)
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