Cercavano Grazianeddu, in fuga dalla notte del 2 luglio e inserito solo poche settimane fa tra gli otto ricercati più pericolosi d'Italia. Hanno messo nei guai i due pronipoti.

I figli di una nipote del latitante di Orgosolo, Giuseppe ed Antonello Mesina, sono stati arrestati giovedì dai carabinieri di Nuoro con l'accusa di detenzione di sostanza stupefacente. I due ieri mattina sono comparsi davanti al gip del Tribunale, Claudio Cozzella, per l'interrogatorio di garanzia. Nell'operazione disposta dal comando provinciale, che ha coinvolto un centinaio di militari, sono stati sequestrati complessivamente duecento chili di marijuana.

Sotto pressione

Graziano Mesina, la primula rossa del Supramonte, condannato in via definitiva a 30 anni per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, è irreperibile dalla notte del 2 luglio quando è arrivata la conferma della condanna in Cassazione. Subito dopo la sua fuga, in tanti sottovoce avevano scommesso che questa volta la latitanza non sarebbe durata molto a causa dell'età dell'ex Primula rossa del Supramonte e dei suoi acciacchi. Mesina invece da quasi otto mesi è irrintracciabile. I carabinieri lo braccano ovunque, con ogni mezzo. Una pressione continua e costante attorno a tutti i suoi possibili contatti.

Il blitz

Così giovedì scorso è scattata un'operazione in grande stile a Orgosolo. Un centinaio i carabinieri messi in campo dal Comando provinciale di Nuoro che ha schierato gli uomini della Stazione di Orgosolo, del nucleo e dei Cacciatori di Sardegna, ancora una volta alla ricerca di un dettaglio, di un indizio che ha portato alle perquisizioni in diverse case tra cui anche quelle dei nipoti di Mesina.

«È cannabis sativa»

È stato lo stesso Giuseppe Mesina giovedì durante il blitz in forze dei militari nel paese dei murales a indicare la presenza della droga in una cantina dell'abitazione spiegando che si trattava di sostanza proveniente da una piantagione di cannabis sativa. Le analisi del principio attivo, il Thc, in alcuni campioni prelevati dalla droga sequestrata hanno confermato la sua tesi, in altre però hanno fornito un risultato oltre i limiti. Giuseppe Mesina, difeso dall'avvocato Pietro Sanna, ieri è stato rimesso in libertà: per il giudice non si ravvisano gravi indizi di colpevolezza.

Il sequestro

Le forze dell'ordine hanno sequestrato complessivamente 268 chili di marijuana. Sostanza che era nella disponibilità di Giuseppe e Antonello, ai quali però è contestata soltanto la detenzione di 200 chili tra infiorescenze e foglie. Il gip, accogliendo la richiesta di un'attenuazione della misura richiesta dai difensore ha rimesso in libertà Giuseppe Mesina (per cui il pm aveva sollecitato i domiciliari) e disposto gli arresti domiciliari per Antonello Mesina, difeso dall'avvocato Herika Dessì del Foro di Cagliari.

Fabio Ledda

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