Hanno chiesto il patteggiamento i genitori del ragazzino di 11 anni segregato e maltrattato per mesi in una villetta ad Arzachena.

La madre e il padre della vittima, dopo aver ammesso le loro responsabilità ed essere stati trasferiti dal carcere ai domiciliari, hanno chiesto tramite i loro difensori Alberto Sechi e Marzio Altana di essere ammessi al rito alternativo che prevede una diminuzione fino a un terzo della pena.

I due sono accusati di maltrattamenti e sequestro di persona, assieme alla zia del ragazzino, che si trova in carcere. Anche lei ha ammesso le sue responsabilità.

I FATTI - Il bambino, 11 anni, è stato segregato per mesi nella sua abitazione ad Arzachena e maltrattato. Digiuno, botte, punizioni psicologiche e corporali, anche dodici docce gelate al giorno.

Un trattamento da incubo, allo scopo di risolvere i "problemi educativi" che avevano mandato in crisi la famiglia del piccolo, documentato in decine di file audio in possesso della Procura di Tempio.

Ed era la zia, secondo gli investigatori, a prescrive le brutali punizioni e ad ordinare la segregazione del bimbo nella stanza in cui la vittima ha passato ore al buio. Senza nulla: senza libri, giocattoli, vestiti, cibo, senza letto né sedie. Lo "educava" così.

"Neanche gli animali sono come te. Devi fare la fame, è inutile che piangi. Mi vergogno di te. Questo bimbo deve stare solo come un cane", sono solo alcune delle frasi rivolte al ragazzino dalla zia, che registrava sistematicamente sul suo smartphone le conversazioni con il nipote e i suoi genitori.

Una "manipolatrice" che "grazie al suo carisma, aveva in mano la famiglia del minore".

Dalla memoria del suo smartphone sono stati anche estrapolati 37 file audio con voci modificate che avvertivano il bambino di presenze demoniache per spaventarlo. Audio che il piccolo era costretto ad ascoltare.

Il bambino provava a crearsi una corazza dando vita ad amici immaginari, un robot e un ragazzine. Sue uniche compagne, due lucciole che i carabinieri hanno trovato nella stanza degli orrori.

Ora il bimbo si trova in una struttura protetta, affidato a personale specializzato.

(Unioneonline/L)
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