Non si dà pace Mauro Degortes, l'autista olbiese dell'ospedale Paolo Dettori, dentro il carcere di Bancali, che continua a ripetere la stessa cosa: "Non sono io la persona che cerca la Francia".

L'uomo, fermato dai Carabinieri di Olbia in esecuzione di un mandato di arresto europeo, per le autorità transalpine è responsabile di due rapine (a mano armata) messe a segno nell'ottobre del 1989 e nell'aprile del 1990 (a Nantes) e deve scontare una condanna a venti anni di carcere.

La sentenza (passata in giudicato da anni) è del 6 novembre 2000 (in contumacia) e porta la firma dei giudici della Corte d'Assise di Nantes. Degortes, difeso dagli avvocati Giommaria Uggias e Giampaolo Murrighile, è sconvolto. Dice di non essere l'uomo che la Gendarmeria e la Police Nationale cercano praticamente da 19 anni, per fatti che sarebbero avvenuti trent'anni fa.

"Il nostro assistito - dice il penalista Giampaolo Murrighile è sconvolto. Ha una famiglia, un lavoro, è una persona stimata e benvoluta e ora sta vivendo un incubo. Ha sempre assistito la sua compagna disabile e adesso si trova in carcere, travolto da tutto quello che è successo".

"Non è possibile - dice un collega di Degortes - che la persona di cui si parla è Mauro. Non può essere".

Ed è la stessa cosa che dice Degortes in carcere, da quando è stato accompagnato in una cella del penitenziario di Bancali insiste sugli stessi concetti: "Non ho fatto nessuna rapina, non sono mai stato processato in questi anni. Non ho mai ricevuto un pezzo di carta che riguardi un procedimento o un'inchiesta. Mi è crollato il mondo addosso".
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