Era un autorevole studioso delle dinamiche economiche che analizzava in modo mai convenzionale. Un punto di osservazione aperto e laico. È morto a Cagliari all'età di 82 anni l'economista Vittorio Bona che ha insegnato per tanti anni, dopo un intenso e fruttuoso periodo di perfezionamento a Boston, "Teoria dello sviluppo economico" alla Facoltà di Economia e commercio dell'Università del capoluogo. Ha anche lavorato al Centro regionale di Programmazione e collaborato con l'Istituto studi e programmi per il Mediterraneo (Isprom).

Una vita piena di interessi, politica compresa. Alla metà degli anni Settanta ricopre la carica di segretario regionale della Democrazia cristiana. La linea della segreteria Fanfani sul divorzio lo allontana dalla Dc. Nei primi anni Novanta aderisce alle idee del partito Radicale. È in prima linea, insieme al figlio Lorenzo (a cui ha trasmesso l'amore per gli studi economici), nelle battaglie per la difesa dei diritti civili che costituiscono il patrimonio genetico del movimento di Pannella. Molto vicino, per comuni interessi di ricerca e affinità intellettuale, ad altri due economisti di grande valore scomparsi di recente: Giulio Bolacchi e Gianfranco Sabattini. Un gruppo che lascia una preziosa eredità.

Chi ha conosciuto Vittorio Bona conserva tanti ricordi: il sorriso rasserenante, le analisi argute che negli ultimi anni potevano riguardare il "renzismo" e la crisi della Grecia, gli imperdibili racconti sulle correnti della Dc (pezzi di storia sarda e italiana), l'inseparabile sigaretta ("mi tiene compagnia", diceva), l'ironia dissacrante e la capacità di restare giovane.
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