Una busta con l'immagine di un pentacolo (la stella rovesciata racchiusa da un cerchio) all'interno e una bambolina con il cuore ed il volto trafitto da spilli. Accanto la sua foto. Quando Alessia Littarru, 49 anni, organizzatrice di eventi, ricevette quella lettera anonima si pietrificò dal terrore. Superata la paura, però, col marito Ivan Scarpa andarono in caserma a denunciare l'accaduto, ipotizzando si trattasse di una minaccia con riti vudù.

Il processo

A distanza di due anni, davanti alla Giudice di Pace, Maria Paola Mameli, si è aperto il processo a Valeria Cara, 60 anni di Cagliari. Per la Procura sarebbe stata lei a inviare la lettera. Da qui l'imputazione per aver «minacciato un danno ingiusto, inviando alla Littarru, in busta chiusa, con mittente anonimo, la copia di una sua fotografia accanto ad una bambolina trafitta da numerosi spilli».

La sessantenne è difesa dall'avvocata Maria Donata Mamusa, mentre l'organizzatrice di eventi (Invitas, La festa del gusto, Primavera Sulcitana e altri) si è costituita parte civile con l'avvocato Gianmarco Concas. Nel giro di pochi minuti l'udienza è stata aperta e subito rinviata.

L'indagine della Procura

Dopo la querela presentata ai carabinieri il fascicolo era stato assegnato alla sostituta procuratrice Diana Lecca che, esaminati gli atti, ha formulato l'imputazione e firmato la citazione a giudizio. Nel processo saranno sentiti anche alcuni testimoni, già indicati dal pubblico ministero tra gli elementi di prova. Sullo sfondo di questa vicenda ci sono anche dei contenziosi civili tra Valentina Cara e Alessia Littarru, sfociati in altri procedimenti.

La paura dopo la lettera

«Ho ricevuto la lettera il giorno del mio compleanno, il 29 novembre 2018», racconta l'organizzatrice di eventi, in passato operatrice turistica, «nella busta anonima c'era la mia immagine con accanto una bambolina voodoo e delle candele accese. La bambolina aveva spilli nel cuore e nella testa, tanto che immediatamente ho pensato a una minaccia di morte. Non c'era nessuna scritta, ma l'immagine era inequivocabile. Per questa ragione ho sporto querela».

Nessuna minaccia

Difende con forza la propria assistita, negando che ci sia stata qualsiasi forma di minaccia, l'avvocata Maria Donata Mamusa. «Quel foglio non è stato spedito dalla mia cliente», ribadisce la legale, scandendo bene le parole, «se un'eventuale minaccia c'è stata non è sicuramente ascrivibile alla mia assistita. Certamente, tra la parte offesa e la mia cliente esistono dei procedimenti civili già definiti, ma non c'è mai stata alcuna minaccia». Sullo sfondo della vicenda, stando ai ben informati, ci sarebbe un contenzioso per questioni lavorative tra la società della Littarru e quella del marito della donna. Ora la palla, almeno sul fronte penale, passa alla giudice Maria Paola Mameli che dovrà sentire i testimoni di accusa e difesa. Il processo è stato rinviato al 24 novembre.

Minacce e riti vudù, nel riquadro Alessia Littarru (L'Unione Sarda)
Minacce e riti vudù, nel riquadro Alessia Littarru (L'Unione Sarda)
Minacce e riti vudù, nel riquadro Alessia Littarru (L'Unione Sarda)

Francesco Pinna
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