«Lo Stato riconosce gli svantaggi derivanti dalla condizione di insularità e garantisce le misure e gli interventi conseguenti per assicurare la piena fruizione dei diritti di cittadinanza dei siciliani». Se le cose andranno per il verso giusto, questo sarà il testo dell'articolo 38 bis dello Statuto della Sicilia.

Anche l'altra grande Isola italiana si sta battendo per l'insularità, ma sta seguendo una strada diversa da quella sarda, con un progetto di legge costituzionale da proporre al Parlamento, per aggiungere, appunto, un nuovo articolo all'Autonomia siciliana. Come spiega il vicepresidente e assessore all'Economia della Regione Gaetano Armao, «crediamo che questo percorso sia meno difficile rispetto alla modifica di un articolo della Carta». E la relazione della prima Commissione Affari istituzionali della Camera evidenzia nella sua relazione che «l'inserimento della condizione di insularità all'interno dello Statuto della nostra Regione darebbe al tema una dignità costituzionale rendendo obbligatorio coordinare sempre la legislazione nazionale con tale disposizione e determinando la necessità dell'approvazione di misure di compensazione a favore della Sicilia». Dunque, «si tratta di un'iniziativa tendente a garantire pari diritti e pari dignità ai cittadini siciliani, attuando anche il disposto dell'articolo 3 della Costituzione».

Dice Roberto Frongia, presidente del Comitato per l'insularità della Sardegna insieme con l'archeologa Maria Antonietta Mongiu: «Non vogliamo polemizzare con gli amici siciliani, ma crediamo che la nostra iniziativa sia quella più corretta».

L'obiettivo è quello di modificare l'articolo 119 della Costituzione, inserendo dopo il quinto comma la seguente dicitura: «Lo Stato riconosce il grave e permanente svantaggio naturale derivante dall'insularità e dispone le misure necessarie a garantire una effettiva parità ed un reale godimento dei diritti individuali e inalienabili». Un principio - spiega ancora Frongia - «che esisteva, ma è stato cancellato dal legislatore nel 2001, e in seguito, anche la commissione europea non ha applicato a pieno l'articolo 174 del Trattato di funzionamento dell'Unione europea, che mira a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni e il ritardo delle regioni meno favorite».

Insomma, «noi vogliamo che con la nostra proposta di legge di iniziativa popolare i diritti e le pari opportunità dei sardi vengano sanciti dalla Costituzione, dall'Ue e anche dalla Dg concorrenza in materia di aiuti di Stato». (cr. co.)

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