La notizia di oggi – la riorganizzazione aziendale della Tirrenia – ha creato un certo allarmismo soprattutto tra le forze sindacali e in particolare quelle sarde. Sarebbe previsto lo spostamento di alcune sedi storiche della Compagnia, tra queste Cagliari, con conseguente trasferimento dei lavoratori.

Ipotesi smentita, questa, o perlomeno ridimensionata: l’azienda sostiene che l’Isola non perderà posti di lavoro e per un solo addetto amministrativo ci sarebbe il trasferimento d’ufficio, ma sempre su Cagliari. Versione confermata dall’amministratore delegato di Cin, compagnia italiana di navigazione (Tirrenia), Massimo Mura, che spiega a unionesarda.it: “Un’informazione totalmente errata per quanto riguarda i lavoratori sardi diretti”.

Quindi Cagliari non chiuderà.

“È stata fraintesa un’informazione: Cagliari aveva un solo dipendente in ambito amministrativo che continuerà a svolgere le sue attività in altra sede disponibile nella stessa città. Gli altri uffici di Cagliari rimangono operativi perché al servizio dei passeggeri e delle navi”.

Se i mille esuberi sono reali, dove saranno ricollocati i lavoratori sardi?

“Non c’è nessun lavoratore sardo da ricollocare, ci sono in prospettiva – da settembre a seguito della fine della convenzione - delle riduzioni del personale marittimo dedicato ad alcune delle rotte attualmente operate che vedranno la loro interruzione a partire dallo stesso mese”.

La sede di Napoli subirà la stessa sorte di Cagliari?

“No, verrà trasferita come annunciato a partire da aprile in altre sedi operative: Milano, Livorno e Portoferraio”.

Chi non dovesse accettare il trasferimento sarà licenziato?

“In questo momento è una previsione che non abbiamo ancora fatto, ma auspichiamo che i lavoratori interessati accettino le proposte dell’azienda”.

Il trasferimento che secondo voi garantisce il posto di lavoro sembra nascondere (come sostengono i sindacati) un licenziamento per chi non ha la possibilità di cambiare sede. È così?

“No. Tutti i lavoratori della sede di Napoli riceveranno la proposta di trasferimento quindi non è previsto alcun licenziamento”.

Sono previsti “aiuti” da parte dell’azienda per le spese che i dipendenti devono sostenere per questi trasferimenti?

“Sì, lo prevede il contratto nazionale di lavoro che contiene indennità in caso di trasferimento sia come mensilità supplementari sia come spese vive derivanti dallo spostamento”.

La decisione delle chiusure è legata a un difficile momento di Onorato Armatori? Oppure quali sono le ragioni?

“No, è un processo di riorganizzazione aziendale avviato a inizio 2019 e che vede il suo compimento nel 2020 anche a seguito della fine della convenzione e della conseguente modifica del perimetro operativo della compagnia”.

Una delle vostre “bandiere” era portare il gettito fiscale in Sardegna. Poi il cambio di sede a Milano. State abbandonando l’Isola.

“Il maggior gettito fiscale da parte del gruppo Onorato può essere verificato facilmente e deriva dalla presenza sull’Isola di circa 500 dipendenti e dal loro contributo fiscale, che quindi rimane invariato rispetto a quello attuale. L’effetto prodotto a favore dell’economia sarda è stato di recente oggetto di un convegno in cui è stata presentata un’analisi curata dallo studio Ambrosetti. L’oggetto era la valutazione del valore aggiunto prodotto dal gruppo Onorato a favore del Pil dell’Isola misurabile in circa il 3% come effetto diretto e oltre il 10% come effetto indiretto attraverso i flussi turistici generati annualmente da oltre 2 milioni e mezzo di passeggeri e dalle merci trasportate”.

Monopolio. Perché rifiutate questo termine?

“In questo momento operano sulle rotte sarde ben 6 compagnie di navigazione ma solo il gruppo Onorato garantisce collegamenti per 365 giorni all’anno su tutte le rotte, anche quelle fuori convenzione. E non solo collegamenti stagionali come altri competitor fanno. La parola monopolio non ci può contraddistinguere per un semplice motivo: ‘se’ siamo ‘monopolisti’, cosa che evidentemente non è, il problema non può essere nostro. Il monopolio non è una colpa di chi resta, piuttosto di chi è andato via, e ha abbandonato le rotte sarde in particolare nei periodi di bassa stagione”.

Non pensa che una sana concorrenza farebbe bene a tutti: alle aziende, ai passeggeri, al turismo?

“La concorrenza c’è già, parliamo di ben sei operatori sulla Sardegna”.

La Regione sarda avrebbe in animo di creare una compagnia aerea propria: dovrebbe invece cominciare a pensare a una compagnia marittima?

“Esperienza già fatta e non mi sembra che sia finita nel migliore dei modi. Fare l’armatore è un mestiere decisamente complesso e non alla portata di tutti. E quindi non ci si può improvvisare”.

La strategia della Tirrenia non sarà creare scompiglio per battere cassa allo Stato?

“No, ci sono motivi oggettivi che derivano dalla fine di un contratto di cui eravamo perfettamente consapevoli ma non si può pensare che si possano mantenere rotte in perdita e piante organiche conseguenti”.

I collegamenti con la Sardegna risentiranno di questa riorganizzazione?

“Assolutamente no, si tratta di una riorganizzazione di funzioni in ambito amministrativo e gestionale dell’azienda. Nessun porto e nessuna nave sono coinvolti in questo momento dal processo in atto”.

Per la prossima stagione ci saranno cambiamenti?

“Sì, alcune rotte dal 20 luglio non verranno più operate con l’attuale regime. Parliamo di Genova-Olbia-Arbatax e Civitavecchia-Arbatax, mentre Civitavecchia-Cagliari e Napoli-Cagliari-Palermo saranno servite fino al mese di settembre. Ciò potrebbe portare conseguenze sul personale portuale, che non dipende da noi, dedicato ai servizi portuali in questi scali sardi”.

(Unioneonline)
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