E adesso è difficile nascondersi, volando bassi. Non guardare lì sotto, fingendo che la vita sia sempre e solo salvarsi da qualcosa. Il Cagliari sta giocando un'altra partita, una stagione da pazzi, e riposizionarsi verso l'alto - nessun riferimento alla politica - diventa complesso anche per il tifoso più acceso. Ebbene sì, se guardate la classifica della Serie A non state sbagliando lato, né verso, perché questa squadra sta volando, con qualche robusta e onerosa aggiustatina il motore gira da paura. Da oltre un mese la casella delle sconfitte è vuota, ci sono i gol, un progetto tecnico che funziona, l'entusiasmo travolgente allo stadio e fuori, perfino dei dettagli tattici che lo spettatore medio non nota subito ma che sono generati da un gruppo solido, da una nuova mentalità. Vincente.

Lo abbiamo scritto decine di volte, ma ricordarlo non guasta: questo non è un campionato come gli altri, e non parliamo di quello che si vede in campo. È anche quello di due ricorrenze che mettono insieme le ultime generazioni di tifosi: il compleanno numero 100 del Cagliari e i 50 anni dallo scudetto, un'incredibile coincidenza che è una delle molle capaci di proiettare i rossoblù dove non era immaginabile. Verrebbe da ripetere il gesto di Radja Nainggolan, quella mano che va su e giù dopo un gol da storia del calcio, come dire «mamma mia, che ho fatto?». Il belga che diventa top player lontano dalla "sua" città e sempre a Cagliari torna per ritrovare cuore e testa, una delle storie che la gara di ieri ha mostrato al campionato. Volare bassi? Per oggi no, essere tifosi rossoblù è sempre più divertente.

Enrico Pilia
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