Elisa, archeologa, ha iniziato a scavare una decina di anni fa - su concessione del Ministero dei Beni culturali - in un paese della Marmilla. Custodisce piccoli e grandi tesori nel laboratorio allestito nella vecchia biblioteca, accanto alla necropoli punica circondata dai melograni.

Nando, il sindaco, ha messo assieme 260 mila euro (non basteranno, e lo sa) per sistemare il Montegranatico. Sarà, un giorno, il museo archeologico della civiltà punica sviluppatasi anche in quest'angolo del sud Sardegna nel periodo in cui Cartagine ci mise gli occhi addosso a caccia di grano.

Nell'attesa, tra corredi funerari, monete e monili sistemati con cura da Elisa su banchi scolastici in disuso, catturano lo sguardo alcuni scheletri e due crani. Uno, in particolare, si porta dietro un mistero da due millenni e mezzo. Grazie agli "isotopi stabili", un'antropologa ha scoperto che si tratta di una donna di colore, di origine subsahariana. La conferma archeologica, spiega Elisa, di un dato storico: intorno al terzo secolo avanti Cristo popolazioni di origine africana arrivarono in Sardegna. La nostra donna misteriosa era lei stessa una migrante... ante litteram? Oppure era nata e cresciuta in Marmilla? Una storia suggestiva che gli addetti ai lavori conoscono ma che chi scrive ha scoperto per caso durante i viaggi straordinari di Sardegna Verde.

Mi piace condividerla con voi. Perché? Parafrasando Esopo, qual è la lezione di vita di questa favola, di questa storia? Quella trita e ritrita alle nostre latitudini.

Viviamo sull'isola del tesoro ma non riusciamo a metterla a reddito, lasciando che generazioni di archeologi e storici dell'arte invecchino dopo aver trascorso una vita da precari. Lasciando che il nostro Pil turistico resti ben al di sotto del 10%. Lasciando che molti soloni si facciano la guerra con, sullo sfondo, la nostra storia, animati da veleni e invidie.

Rileggere le vicissitudini ultraquarantennali dei Giganti di Mont'e Prama - dal 1974 (anno della scoperta a Cabras della prima statua) e per alcuni decenni a seguire - aiuta a capire che i ritardi non sono figli solo del mancato sostegno economico. Già, i soldi. Non faranno la felicità ma aiutano, eccome. Un anno fa la Giunta regionale ebbe il merito di varare un "Piano straordinario degli scavi", 8,4 milioni di euro per interventi nelle aree di interesse culturale in tutta la Sardegna. Felicità attorno ai 76 siti beneficiari, amarezza tra gli esclusi (sindaci e direttori dei cantieri archeologici) con le solite polemiche sulla mancanza di criteri oggettivi nella distribuzione delle risorse. La nuova Giunta regionale va verso la sua prima Finanziaria. Le attese sono tante anche per i beni culturali, da «mettere a sistema» in chiave economica, ritornello ripetuto da generazioni di politici. Lo dobbiamo a Elisa, Elisa Pompianu, archeologa di Marrubiu che a Villamar ha trovato la sua dimensione professionale. Lo dobbiamo a Nando, Fernando Cuccu, sindaco di Villamar, che sta facendo «uno sforzo sovrumano» per dare risposte ai giovani che stanno lasciando anche il suo paese.

Emanuele Dessì
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