La violenza sessuale negata dal tribunale penale è stata certificata dai giudici della sezione civile.

Il cagliaritano Francesco Liori (32 anni) e il romano Federico Fildani (39) dovranno risarcire l'ex amica che nel settembre 2006 li aveva denunciati per stupro. Sul fronte penale, la loro assoluzione resta: giudicati colpevoli nel 2007 e innocenti nel 2010 con un verdetto divenuto ormai definitivo.

La vicenda drammatica - Chi non frequenta le aule dei tribunali potrebbe ritenere un paradosso giudiziario la decisione arrivata in questi giorni dai giudici della Seconda Sezione Civile della Corte d'Appello di Bologna. In realtà, la vicenda - drammatica sotto il profilo umano - può essere ricostruita con facilità solo leggendo gli atti della causa. Federico Fildani e Francesco Liori, all'epoca universitari nel capoluogo emiliano, erano finiti prima in carcere e poi ai domiciliari perché accusati di stupro da una loro amica 27enne. La ragazza (che in passato aveva avuto una relazione con Liori) sosteneva di essere stata violentata da entrambi in un appartamento di via Libia a Bologna, al termine di una serata trascorsa assieme tra locali e alcol. Nei verbali si parla di approcci prima consensuali poi sempre più insistenti, di una violenza sessuale di gruppo, di grida, spintoni e botte sino a quando la giovane non sarebbe uscita in strada chiedendo aiuto e, infine, denunciando tutto alla polizia. Gli accusati hanno sempre parlato di un rapporto consenziente.

I processi ribaltati - In primo grado, con rito abbreviato, il gup Andrea Scarpa aveva ritenuto ambedue colpevoli della violenza e li aveva condannati a due anni e 10 mesi. Il processo d'appello del 2010 aveva ribaltato la decisione: il pg Guido Guccione ne aveva chiesto l'assoluzione, tra le proteste dei tanti collettivi di donne presenti nel palazzo di Giustizia di Bologna che, in quegli anni, avevano avviato anche una campagna nazionale di solidarietà cui avevano aderito vari scrittori. I giudici di secondo grado, accogliendo la richiesta di riforma della decisione, fecero dunque cadere l'accusa di stupro, sposando la tesi che la ragazza non fosse attendibile perché in preda ad una crisi di nervi. E proprio perché l'assoluzione rispecchiava la richiesta dell'accusa, la Procura generale non fece ricorso in Cassazione e la decisione penale divenne definitiva.

La Cassazione annulla - La ragazza, assistita dagli avvocati Maria Virigilio e Franco Bambini, ha così impugnato la sentenza alla Suprema Corte solo per gli effetti civili, ovvero per chiedere di essere risarcita. E la Cassazione le ha dato ragione, annullando la pronuncia d'Appello proprio perché carente nella motivazione in merito alla presunta crisi di nervi. Dei giorni scorsi l'ennesimo capitolo, non l'ultimo.

L'appello-bis - Tornata da Roma a Bologna, passata dal penale al civile, la vicenda è stata riesaminata da un'altra Corte d'Appello.

La teoria della crisi di nervi - sostiene la Corte presieduta da Maria Cristina Salvadori - non è credibile per plurime ragioni e il racconto della ragazza è attendibile. Liori e Fildani sono dunque civilmente responsabili del reato e dovranno risarcire la vittima (alla quale è stato assegnato un anticipo di 30 mila euro a titolo di provvisionale).

Sconcertate le difese - "Siamo esterrefatti - attacca Jean Claude Gagné, difensore di Liori - il giudice civile ha condannato al risarcimento dei ragazzi per un reato che il tribunale penale ha dimostrato non essere mai avvenuto. Di fatto, il mio assistito è stato assolto con formula piena su richiesta del pm, eppure dovrà ancora difendersi in Cassazione per evitare una palese ingiustizia".

Della stessa idea Gianluca Aste, difensore di Fildani (in penale difeso anche da Bernardo Aste), che ricorrerà alla Suprema Corte. "Questo può accadere perché in civile si applica la logica dell'evento più probabile, nel penale si accerta la responsabilità oltre ogni ragionevole dubbio".

Francesco Pinna

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