Caro Direttore,

mi rincresce intervenire sui presunti cori razzisti della tifoseria sarda in occasione della partita Cagliari-Inter di domenica. Poiché noto un certo conformismo nell'accettare la lettura data alla vicenda da diversi protagonisti del mondo calcistico e da quello dei media, sento il dovere di prendere una posizione in difesa dei tifosi della squadra del Cagliari e di tutti noi sardi. Io ero presente, e lei pure, e i buuu che abbiamo sentito sono i medesimi che possono sentirsi negli stadi italiani, quando talune azioni di gioco pericolose per la squadra del cuore.

Coinvolgono l'emotività dei tifosi, indipendentemente dal colore della pelle del giocatore avversario.

Io ero presente e non ho percepito alcuna volontà di denigrare o offendere il giocatore interista per il colore della pelle, cosa che avrebbe suscitato in me e nel resto dei presenti la più alta riprovazione, ma, semplicemente, l'espressione di una partecipazione appassionata assimilabile ai cori e ai fischi verso la squadra avversaria, parte della coreografia tipica delle partite di calcio molto sentite.

Il razzismo non c'entra nulla, mentre interpreto la meschina propensione di taluni di distorcere la realtà per alimentare una sorta di vittimismo peloso per farci passare, in Sardegna, per quello che non siamo: razzisti.

D'altra parte la nostra storia lo dimostra: basti pensare al mitico Nenè, un giocatore straordinario di colore amato e ricordato ancora con affetto dalla tifoseria del Cagliari calcio.

Difendiamo i nostri tifosi da chi li vuole dipingere per quello che non sono e non temiamo di andare controcorrente, se siamo convinti dei valori nei quali noi tutti ci riconosciamo, tifosi e non tifosi.

Sergio Zuncheddu

Editore L'Unione Sarda
© Riproduzione riservata