È passata una settimana dalla telefonata che abbiamo ricevuto alla redazione di Unionesarda.it e Zouhair Korachi ha chiamato di nuovo.

L'uomo, che ha raccontato di essere l'assassino di Vincenza Basciu, uccisa a Cagliari nel febbraio 1993 e per il cui delitto è stata data la responsabilità alla figlia Rita Panazzotti, ribadisce la sua versione dal Marocco, il suo paese di origine dove ora vive: "Sono stato io, devo pagare il mio conto con la giustizia".

Le autorità italiane non l'hanno cercata?

"Niente, non ho saputo nulla da nessuno".

Ha parlato con qualcuno?

"Sì, con la Squadra mobile di Cagliari. Mi hanno detto che deve essere messa in atto una rogatoria ma che ancora non hanno proceduto e i tempi saranno un po' lunghi".

Ha fretta di dire a tutti che è lei l'assassino?

"Certo, io sono pronto a consegnarmi alla polizia di frontiera di Fiumicino. Arriverei in aereo dal Marocco, con apposita autorizzazione, con gli agenti lì ad aspettarmi. Devo chiedere scusa a Rita".

Sa che ci sono dei dubbi sul fatto che sia stato lei a uccidere la madre?

"Perché dubbi? Posso fornire elementi che solo io conosco. Come l'ho strangolata, il fatto che non ho toccato nulla di quello che c'era sul tavolo, o che dopo l'omicidio ho pulito tutte le tracce".

Ripercorriamo quello che è successo quel 25 febbraio 1993.

"Sono arrivato a Cagliari la mattina e insieme a uno slavo abbiamo rubato dell'hashish a un tunisino per poi venderlo. Siamo andati a casa di Rita, che io già conoscevo, avevamo anche vissuto insieme. Mi ha aperto la madre, Vincenza Basciu, che mi ha fatto entrare. Quando ha visto che in una borsa avevo il 'fumo' e un coltello a serramanico, che avevo comprato a San Michele, si è arrabbiata e abbiamo litigato".

Poi l'ha uccisa.

"Le ho stretto le mani al collo, sicuramente l'autopsia avrà rilevato i lividi, l'ho trascinata sul letto e le ho legato mani e piedi dietro la schiena. In bocca uno straccio. È morta soffocata. Poi ho fatto dei tagli sulla guancia e su una mano".

Perché?

"Volevo simulare un furto. Era un gesto di sadismo, di crudeltà. Di sangue ne è uscito poco, solo una goccia che ho pulito con un indumento. Anche quello avranno trovato, forse era un maglione".

E ve ne siete andati.

"Ho aperto il rubinetto del gas e ho lasciato la porta socchiusa".

Non vi ha visti nessuno?

"Non c'era anima viva per strada".

Cosa avete fatto?

"Abbiamo venduto la droga per quattro soldi, 3 milioni e qualcosa mi sembra di ricordare. Avevo bevuto molto vino e avevo preso dell'ecstasy".

Dato che non tutti le credono, il suo complice potrebbe confermare...

"Se mi interrogassero potrei fornire una descrizione, anche se non sarebbe facile ritrovarlo. Gli slavi solitamente non hanno un posto fisso in cui stare, chissà dov'è ora, chissà anche se racconterebbe una vicenda simile in cui è coinvolto...".

E lei invece vuole confessare.

"Io non dormo la notte, voi de L'Unione Sarda dovete dare giustizia a Rita, dovete dire a tutti che lei non ha ucciso sua madre. Io non so dove sia, è stata imprigionata da innocente e magari è anche diventata pazza. Voglio chiederle scusa per tutto questo tempo che ho lasciato passare ma dipende tutto dalla Squadra mobile. Io ho anche inviato delle altre lettere per sollecitare un loro intervento. Qualcuno deve fare qualcosa".

Sa nulla di don Pittau? È il parroco che ha battezzato suo figlio e che è stato trovato morto nel dicembre 1988 lungo la Statale 125.

"L'ho conosciuto, certo, in occasione del battesimo. Io sono un musulmano moderato, ho scelto per mio figlio un nome italiano, anche legato alla religione cristiana, per me non c'erano problemi relativi al fatto che venisse battezzato. Ma non c'entro nulla con la sua morte. Su questa vicenda mi hanno anche interrogato in carcere a Prato, nel 2000, ma ho chiarito tutto. Era stata mia suocera a dirmi che era morto".

E la donna che invece ha ucciso in provincia di Mantova nel giugno 1993?

"Era di Carbonia, avevamo una relazione. È stato un incidente, l'ho abbracciata forte da dietro e l'ho strangolata. Sono scappato e poi mi hanno arrestato a Firenze. Inizialmente ho negato ogni responsabilità, infine ho confessato. Mi hanno condannato e ho scontato 25 anni".

Per Vincenza ha deciso di parlare 26 anni dopo.

"Qui le vittime sono due: mamma e figlia. Io vorrei che la rogatoria venisse presentata nel più breve tempo possibile, poi potrò finalmente pagare il mio conto. Magari a Bancali perché a Cagliari ho paura che conoscano il caso, magari qualcuno se la prende con me perché ho ucciso un'anziana".

Perché non ha confessato prima?

"Su L'Unione Sarda che avevo comprato a Roma si diceva che ormai il caso era chiuso. Però trascorso questo tempo Vincenza me la sogno di notte. Voglio chiedere perdono a Dio e a Rita".

Sabrina Schiesaro

(Unioneonline)
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