E’ il fotografo delle stelle e dei paesaggi. A 49 anni Ivan Pedretti, studi in Ingegneria chimica a Cagliari (“Ho da sempre la passione per la chimica e la fisica”), può definirsi un professionista. E vantare, nel suo lavoro, successi internazionali: tra i premi più prestigiosi ottenuti, nel 2014 il Sony World photography Awards a Londra, che ha dato slancio alla sua carriera; poi, nel 2016, il Siena International photo awards; nel 2017 il Fotonoja della Cantabria; nel 2018 l'Oasis Photo Contest, il titolo di Italian Oasis photographer e il Golden Turtle di Mosca; nel 2019 il Memorial Maria Luisa in Spagna e il Festival Photo Montier in Francia. "Inoltre, nel 2019, la mia foto Electric night, quella coi fulmini e la via lattea, è stata pubblicata come APOD, Astronomy picture of the day, dalla NASA. Nel 2020, infine, ho vinto al Glanzlichter 2020 in Germania".

Quando è come si è scoperto fotografo?

“Intorno al 2007, quando mi chiesero di effettuare alcuni scatti su commissione”.

Ha studiato per diventarlo?

“No, solo molta passione, per quanto si studia sempre comunque per migliorarsi e imparare nuove tecniche, software e attrezzature, e si impara anche dagli altri, specialmente dai più bravi”.

È difficile svolgere la sua professione in un momento di crisi generalizzata?

“In Sardegna in questo periodo sì, perché siamo come sempre più isolati e spostarsi è sempre un costo e una difficoltà in più, specialmente nel mio campo, quello paesaggistico. Per dire: non è che posso farmi 3 ore di auto e arrivare sulle Dolomiti”.

Basta oggi fare il fotografo per vivere?

“Ci penso un attimo: vorrei rispondere sì e no. Dipende molto dalle proprie esigenze e desideri, si può vivere ma occorre fare sempre quel qualcosa in più rispetto agli altri”.

Costellazioni, paesaggi fiabeschi e molta Sardegna. Usa photoshop?

“Sì, ogni scatto nel formato raw, cioè lo scatto "grezzo" va per forza trattato poi con photoshop, l'importante è non stravolgere la foto eliminando o inventando elementi non presenti nella scena, altrimenti nei concorsi più blasonati si verrebbe automaticamente esclusi, quello che pubblichi è lo scatto reale, sta tutto all'etica personale del fotografo”.

Per scattare le sue foto va anche in capo al mondo. L’ultimo luogo visitato?

“L'ultimo a metà febbraio poco prima della chiusura sono state le isole Lofoten in Norvegia, un luogo particolarmente quotato tra i paesaggisti e indubbiamente ricco di fascino”.

È quello più suggestivo?

“Non è facile sceglierne uno, ogni posto ha dei ricordi unici, potrei dire a livello personale Israele e il Madagascar, mentre a livello paesaggistico l'Islanda, in cui sono andato 5 volte”.

Ha rapporti di collaborazione con grosse aziende?

“Sì una nota azienda internazionale di elettronica, nel mio caso fotografia, un brand di treppiedi, strumento necessario per ogni paesaggista e ultimamente una collaborazione con una importante casa editrice polacca”.

Per quali servizi la chiamano?

“Principalmente per i workshop, in particolare quelli privati, mi dedico per un certo periodo a una persona che vuole imparare le mie tecniche di scatti e post produzione”.

Ha mai rifiutato un lavoro?

“Sì quando non c'erano le condizioni di un compenso adeguato al tipo di lavoro richiesto”.

Il prossimo servizio paesaggistico che farà?

“Sempre un viaggio all'estero, Covid permettendo, alla ricerca di paesaggi completamente diversi dalla Sardegna che comunque rimane la mia fonte di ispirazione primaria”.

E dove?

“Probabilmente la Lapponia e Namibia coi suoi cieli e le sue dune”.

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