L'esponente politico avrebbe contattato la società sarda Tu.ri.cost, poi rilevata dai clan camorristici, per farne parte dopo che uno dei soci isolani aveva deciso di uscire dal sodalizio. Passariello avrebbe pagato una prima tranche per l'ingresso, decidendo poi di non completare l'operazione. Al passaggio societario nelle mani dei Casalesi, il consigliere regionale sarebbe stato rimborsato dai clan, così come avvenuto per gli altri tre soci sardi, l'europarlamentare Salvatore Cicu (Fi), l'ex sindaco di Sestu Luciano Taccori (Fi) e il consigliere comunale Paolo Cau (Fi). Secondo le indagini della Guardia di Finanza, il giro di denaro per l'uscita dei quattro soci ammonta a 400 mila euro in contanti, di cui 130 mila a Passariello e 270 mila complessivi agli altri tre. In totale l'operazione di subentro dei Casalesi nella Tu.ri.cost è costata un milione e 30 mila euro, contro un investimento iniziale di 600 mila euro. Tutto questo, per la Dda, configura il reato di riciclaggio contestato ai 17 indagati. La società sarda viene creata nel 2001 e vede come amministratore Cau, mentre Cicu e l'allora sindaco di Sestu figurano come finanziatori occulti. E' in questa fase che il sodalizio individua dei terreni a Villasimius dove poi verrà costruito il complesso turistico S'incantu, sequestrato ora dalle Fiamme Gialle. I Casalesi, secondo la ricostruzione delle Finanza, mettono le mani sulla società nel 2003 acquisendo tutte le quote e i sardi le cedono consapevoli - dice la Dda - che il denaro proveniva in parte dalla Camorra.
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