Gli ultras trumpiani che il 6 gennaio hanno fatto irruzione al Campidoglio non hanno travolto soltanto i ridicoli sbarramenti della polizia e i sacri principi della democrazia americana, ma anche le altre notizie della giornata.

E questa probabilmente è la solo responsabilità che non andrebbe imputata a Jake Angeli lo sciamano e ai suoi compagni in quella variante eversiva di monumenti aperti che ha scioccato l'Occidente. D'altra parte nessuno - neppure i giornalisti che le hanno pazientemente messe in pagina e poi cancellate per fare spazio alle ultimissime sul vaccino - può tenere il conto delle tante notizie spazzate via dal Covid, che sui giornali e sui notiziari si è espanso addirittura più che tra la popolazione mondiale. Di fatto, da quando esiste l'informazione la notizia più grande e grossa e allarmante toglie spazio e attenzione a tutte le altre. Ed è così che l'assalto al Parlamento Usa ha tolto quasi ovunque la scena alla morte in una casa di riposo del Missouri della signora Helen Viola Jackson, che le agenzie di stampa hanno definito "l'ultima vedova di un reduce del conflitto tra gli stati del Nord abolizionista e la Confederazione del Sud". Per quanto la signora fosse molto anziana con i suoi 101 anni, la longevità non basta a spiegare la questione. Anzi basta dare uno sguardo a un libro di storia o a Wikipedia per capire che qualcosa non torna: la Guerra di Secessione, o Guerra Civile americana che dir si voglia, si concluse nel 1865, Helen Viola Jackson nacque evidentemente nel 1919. Eppure hanno ragione le agenzie. Per spiegare la questione bisogna tenere conto che il padre di Helen era un brav'uomo. In particolare una cosa che urtava la sensibilità di mister Jackson era che un vecchio reduce della guerra civile vivesse i suoi ultimi anni abbandonato a se stesso, senza aiuto e nessuna compagnia se non dei suoi fantasmi. Che dovevano essere molti e spaventosi. James Bolin, questo il nome del vecchio soldato, aveva combattuto dalla parte degli unionisti (quelli con le divise blu, per capirci, mentre i grigi erano i confederali schiavisti) nel 14° Cavalleria del Missouri. E se c'è uno Stato che quella guerra lacerò ferocemente fu proprio il Missouri, che arrivò ad avere due governi contemporaneamente, con decine di migliaia di uomini e ragazzi in tutte e due le trincee. Non a caso c'era una stella a simboleggiare il Missouri tanto nella bandiera unionista quanto in quella confederata. Perciò se tutti i soldati americani di quel tempo vissero, subirono e commisero atrocità contro loro coetanei e connazionali, con ogni probabilità quelle vissute da Bolin furono più di altre nel segno del fratricidio. Questi erano gli spettri che riempivano i ricordi del soldato a riposo, mentre ad arredargli la vecchiaia era arrivata una definitiva povertà figlia della Grande Depressione. In quei giorni - siamo ormai nel 1938 - il signor Jackson propose a Bolin di accettare una mano d'aiuto nella faccende di casa. Sua figlia Helen, all'epoca diciassettenne, ogni mattina passava davanti a casa Bolin per andare a scuola: era un sacrificio molto leggero (soprattutto per il padre, in effetti) che la figlia uscisse di casa in anticipo e desse una spazzata e una riordinata tra le quattro mura dove il veterano passava i suoi ultimi anni, per poi andare a lezione. Magari, chissà, dopo avergli preparato anche qualcosa per il pranzo.

Abraham Lincoln (foto Jack Miller Center)
Abraham Lincoln (foto Jack Miller Center)
Abraham Lincoln (foto Jack Miller Center)

Bolin accettò. Ma siccome era un vecchio cavalleggero orgoglioso, dopo i primi giorni disse alla ragazza: io non posso accettare la carità, ma non posso neanche permettermi di retribuirti. Visto che il lavoro si paga (in fondo il vecchio James aveva combattuto contro gli schiavisti) facciamo così: sposiamoci e quando sarò morto riceverai la mia pensione di guerra. L'idea non era così balzana: nella fattoria dei Jackson c'erano dieci figli e una fame che bastava per venti, quel matrimonio così insolito poteva essere un lasciapassare per una vita un po' meno precaria.

E così la ragazza accettò, ma a due condizioni: nessuno avrebbe saputo delle loro nozze, se non i testimoni che sarebbero stati vincolati al silenzio, e lei avrebbe continuato a vivere con la sua famiglia. Bolin accettò: annotò le sue nozze con la studentessa su una pagina della sua Bibbia personale, fece un discorsetto convincente ai testimoni sul valore della discrezione e la dannosa stupidità dei gossip e la vita continuò come sempre. Al mattino la moglie - che continuava a chiamarlo Mr Bolin - passava da lui, gli rassettava la casa, gli preparava un pasto e poi tornava alle sue faccende.

Durò tre anni, poi il vecchio soldato si spense. Saltò fuori che aveva una figlia, che magari non si era vista tantissimo quando c'era da aiutare il padre ma comunque immaginava di avere delle legittime aspettative sull'assegno previdenziale. A quel punto la studentessa del Missouri fece un gesto che sarebbe difficile aspettarsi anche da un'aristocratica del Vecchio Continente: visto che una contesa ereditaria avrebbe inevitabilmente portato alla luce il matrimonio, e alimentato i detestatissimi pettegolezzi sul suo rapporto col veterano, semplicemente non rivendicò mai la pensione.

Quelle nozze rimasero un segreto fino a un paio di anni fa, quando Helen raccontò la storia al pastore della sua chiesa metodista e l'organizzazione Daughters of Union Veterans of the Civil War trovò i documenti che la confermavano. "Mi sembrava - spiegò la vecchia signora, finalmente libera dal suo segreto innocente - che le mie cure allungassero la vita a Mr Bolin". È stato certamente così. E forse quella storia semplice e sorprendente di umana solidarietà ha allungato anche la vita di Helen, che è vissuta moltissimo ma non troppo. Si è fermata a tempo per non vedere - lei, ultima vedova di un soldato di Lincoln - i suprematisti bianchi e le bandiere dei confederati schiavisti fare irruzione al Campidoglio.
© Riproduzione riservata