Prendete Tresnuraghes o Pompu, provincia di Oristano: in dodici mesi ben sette abitanti su cento hanno deciso di lasciare il proprio paese di origine per trasferirsi altrove. Verso le città sarde, che garantiscono più servizi e opportunità – lavorative, di studio – dei piccoli centri, o addirittura fuori dall’Isola. E ancora: Villanovaforru, Tadasuni, Baradili, Tadasuni, Tinnura, Suni. A scorrere la classifica dell’Istat sui Comuni sardi con un tasso di emigrazione più alto si incontrano quasi esclusivamente realtà con meno di mille abitanti, dove si fa fatica a trovare un ufficio postale o uno sportello bancario, le strade di collegamento con il resto del territorio sono dimenticate da dio (e sicuramente dagli enti locali di riferimento), e figuriamoci se c’è il medico di famiglia. Quindi non resta che la fuga.

A livello regionale l’emigrazione in generale – intesa in questo caso come lo spostamento dal proprio centro di residenza – riguarda 21 abitanti ogni mille, un dato leggermente sotto la media italiana (26). Bassa, se confrontata con gli altri territori, anche l’emigrazione extra-regione, che riguarda secondo l’istituto nazionale di statistica poco più di 4 cittadini su mille (in Molise sono 11), mentre il trasferimento all’estero è stato scelto nel 2021 da circa 3mila persone, 2 ogni mille abitanti. Il tasso maggiore si registra nei territori di Nuoro e Cagliari, mentre nelle altre province la propensione al trasferimento in un’altra nazione è più bassa.

Quando ci si muove, nella maggior parte dei casi, il tragitto è breve. Rispetto alle altre regioni del Sud, la Sardegna ha un alto tasso di spostamenti verso le città capoluogo di provincia: insomma, anche l’Istat fotografa la propensione dei sardi all’abbandono dei centri dell’interno, sempre più vuoti, per cercare i servizi che mancano nel proprio paese. Sicuramente crescono gli spostamenti per motivi di studio o lavoro. Il pendolarismo riguarda il 17% degli abitanti (la media italiana è del 21%), dice la ricerca dell’Istat, basata sull’ultimo censimento. I Comuni con il tasso più alto sono Tissi (43%), Quartucciu (22%) e Cargeghe (40%). In generale è l’area della Città metropolitana di Cagliari a fare i conti l’alto pendolarismo fuori dal proprio comune abituale di residenza, mentre il fenomeno è molto meno evidente nelle province di Sassari e dell’Ogliastra.

Per quanto riguarda invece i trasferimenti di residenza all’interno dello stesso territorio di riferimento, il Cagliaritano spicca addirittura a livello nazionale. Scrive l’Istat: «Nell’Italia centrale e meridionale si riscontra una mobilità intra-provinciale generalmente inferiore alla media nazionale (11,9 per mille nel Centro, 10,4 nel Sud e 10,6 nelle Isole). Valori superiori alla media si verificano solo in diverse province toscane e nelle Città Metropolitane di Catania (17,4 per mille) e Cagliari (16,6)».

Ma quali sono i territori che “guadagnano” di più in Sardegna da questi spostamenti? L’Istat individua i tassi migratori totali, cioè «i saldi tra iscrizioni e cancellazioni anagrafiche (dunque la loro differenza) alla popolazione di riferimento». Complessivamente questo indicatore presenta nel 2021 un valore positivo a livello nazionale, il 2,7 per mille, visto che il numero di iscrizioni anagrafiche nei Comuni supera quello delle cancellazioni. Nell’Isola le uniche due zone con un tasso migratorio positivo (compreso tra zero e 2,8) sono la Città metropolitana di Cagliari e la provincia di Sassari. Le province di Oristano, Nuoro e Ogliastra invece nella cartina dell’istituto di statistica sono evidenziate in rosso: il saldo migratorio è negativo.

© Riproduzione riservata