“A marzo, rinchiusa ai domiciliari nella sua casa al Tuscolano, E. patisce così tanto la povertà e la solitudine da chiedere di tornare in carcere. La Garante dei diritti dei detenuti di Roma coglie la voce, corre da lei e promette di aiutarla: in un paio di giorni le procura un lavoro da Luciano Luzzi, che ha due celebri trattorie al Colosseo, e riaccende immediatamente la vita spenta di E.”.

Una storia come tante, un sogno che si realizza grazie al progetto messo su con impegno, sacrificio, ma alla fine - soprattutto - enormi soddisfazioni, da Flavia Filippi, cronista giudiziaria al tg La7. Questa bella iniziativa di inclusione sociale di cui molti parlano si chiama “Seconda chance”, e ha l’obiettivo di far incontrare domanda e offerta di lavoro in un segmento diverso dal mercato “normale”.

Da un lato ci sono molti imprenditori che non trovano personale - in questi tempi, per dire, assumere stagionali per il settore turistico-ricettivo, operai, in generale gente di buona volontà, è difficilissimo – dall’altra ci sono detenuti vicini al fine pena che vogliono reinserirsi nella società, riappropriarsi di un’esistenza dignitosa e autonoma.

Lo strumento è la legge Smuraglia (la 193 del 2000) che consente sgravi contributivi e fiscali ad aziende e cooperative che impiegano detenuti in stato di reclusione o ammessi al lavoro all’esterno, in virtù dell’articolo 21 dell’ordinamento penitenziario.

Sottolinea Maria Grazia Caligaris, portavoce dell’associazione Socialismo Diritti e Riforme: “Purtroppo in Sardegna è uno strumento poco usato e poco conosciuto. Dovremmo organizzare un’iniziativa pubblica per illustrarlo agli imprenditori”.

D’accordo la presidente regionale di Confartigianato Maria Amelia Lai: “Non ci abbiamo lavorato abbastanza, e questo è un danno per tutti. Parlerò con i nostri associati, per mettere a punto un progetto ad hoc”.

Chi invece lo conosce e lo utilizza è don Ettore Cannavera, responsabile della comunità La Collina: “Noi portiamo avanti da diversi anni un progetto pensato dall’ex procuratore capo Mauro Mura: ci sono 8 ragazzi, alcuni che stanno da noi, altri nel carcere di Uta, che ogni mattina alle 9 si presentano al lavoro in Tribunale, dove si occupano della digitalizzazione dei documenti. Poi, alle 14.30, fanno rientro nelle rispettive strutture di detenzione”. Ancora: “Nella nostra comunità ci sono persone che scontano misure alternative e lavorano nell’azienda agricola - coltiviamo vigne e uliveti, produciamo vino e olio - e dalla vendita dei prodotti ricaviamo la loro paga, con la quale in parte contribuiscono al loro mantenimento qui”.

Nell’Isola, nel 2022 sono tredici le realtà che usufruiscono degli sgravi fiscali della legge Smuraglia, tra queste, un forno in un paese dell’interno, ristoranti, società di vigilanza.

Racconta Flavia Filippi: “Com’è cominciata? Grazie al mio lavoro mi sono resa conto che in carcere finiscono anche persone sfortunate che non hanno avuto la possibilità di scegliere altre strade o l’avvocato giusto, assieme ai delinquenti sono rinchiusi un sacco di individui perbene ma sfortunati. Così ho chiesto a Gabriella Stramaccioni, Garante dei diritti dei detenuti di Roma Capitale, di accompagnarmi da Carmelo Cantone, Provveditore alle carceri di Lazio, Abruzzo e Molise, per illustrargli il mio progetto e 16 mesi fa è partito tutto. Cerco posti di lavoro, anche part-time, anche a tempo determinato. E anche corsi di formazione. Tutto fa brodo quando si vuole offrire un’altra occasione a queste persone”.

Ovviamente non è stato per niente facile cominciare questa missione da volontaria, c’è da abbattere il muro della diffidenza, della paura, dei tempi lunghi della burocrazia. Però col tempo qualcosa sta cambiando: “Oggi abbiamo già concluso molti contratti, ci stiamo facendo conoscere, “Seconda chance” sta volando di bocca in bocca e sui social, sto provando ad avere un punto di contatto in ogni regione d’Italia, e anche in Sardegna vorrei un appoggio, un modo per “presentarci” agli imprenditori locali, commercianti, piccoli artigiani che hanno bisogno di manodopera, vogliono fare una buona azione e contemporaneamente usufruire delle agevolazioni previste”.

Ovvero, contributi per l’assicurazione obbligatoria previdenziale e assistenziale ridotti a zero o dell’80% (a seconda dei destinatari) per le cooperative sociali che assumono e le aziende pubbliche e private che organizzano attività produttive o di servizi all’interno dei penitenziari, e credito mensile d’imposta di 516,46 euro per le imprese che assumono o formano (e alle fine contrattualizzano) detenuti o ex detenuti nei sei mesi successivi alla scarcerazione.

“Ad esempio, se un ristoratore vuole assumere un aiuto cuoco, io mando la visura camerale della società al carcere”, spiega. “Una volta fatti gli accertamenti organizziamo colloqui con i candidati selezionati in base alle esigenze dell’imprenditore, che inizialmente non è a conoscenza del reato per cui quella determinata persona è dentro, ma lo scoprirà al termine dell’incontro. A quel punto l’imprenditore decide, sceglie, e invia una lettera d’assunzione indicando il luogo e gli orari di lavoro, le mansioni e il contratto del proprio consulente del lavoro  per poter accedere alle agevolazioni della legge Smuraglia. La decisione finale spetta al Tribunale di sorveglianza che deve approvare il programma preparato dagli educatori, compreso il tragitto di andata e ritorno coi mezzi pubblici  dopo l’ok del magistrato di sorveglianza. L’imprenditore stipula un contratto con l’amministrazione penitenziaria e il detenuto compra un cellulare per la reperibilità, che deve essere consegnato ogni sera al rientro in carcere”.

Certo, non sono iter velocissimi, ma ciò che conta è partire, far conoscere il sistema, gettare il seme e aspettare, e se non sarà per questa estate sarà per i mesi a venire e il futuro.

“L’iter può partire solo dopo l’invio di una lettera d’intenti, e il tempo medio per arrivare a impiegare il detenuto, se tutto va bene, è di circa 2 mesi. Si comincia con dei colloqui in carcere (in due ore una mattina si fa tutto) per individuare la persona di potenziale interesse. Poi c’è un periodo di prova (che volendo si può saltare) al quale potrà seguire l’offerta di assunzione, anche temporanea. E se durante il rapporto professionale ci si accorge di aver sbagliato, si potrà tranquillamente tornare sui propri passi”.

Prosegue: “I posti di lavoro li cerco dappertutto: bar, ristoranti, supermercati, farmacie, centri sportivi, palestre, autofficine, aziende edili, agricole, grafiche, meccaniche, perfino funebri. La svolta è arrivata quando l’Istituto superiore di Sanità, grazie al direttore generale Andrea Piccioli, ha assunto tre detenuti, con pene anche pesanti. Stanno in falegnameria ma svolgono anche tante altre attività”.

Poi le storie a lieto fine sono diventate decine. Qualche esempio: il titolare dei sei ristoranti Porto a Roma sta assumendo tre camerieri; il ristorante Eggs ne ha richiesti due, il Gruppo Palombini – bar, caffetterie, ristoranti, ricevimenti - ha richiesto due banchisti e due commis; il titolare del ristorante Mediterraneo al MAXXI ha richiesto un manutentore, un altro manutentore andrà al centro sportivo Villa York Gianicolo e un altro ancora all’Empire Sport & Resort; il Parco Nazionale del Circeo sta prendendo due operai. Ancora, la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli sta prendendo tre tirocinanti; Milleniumtech, azienda di Prato che produce vele, ha affidato una commessa da 300 sacchi per vele alla sartoria del carcere di Viterbo; Terna sta assumendo un tecnico. Seconda chance – conclude Flavia - ha coinvolto anche importanti realtà pubbliche: l’Istituto Superiore di Sanità, Anbi Lazio, Unione Artigiani Italiani, Orienta - Agenzia per il Lavoro, Croce Rossa, Cnel, Cnr, Rai, il Commissario Straordinario del Governo per la ricostruzione dell’Italia centrale post sisma 2016-2017, Anci, Ance, Cei. Intendono avviare protocolli d’intesa anche Federalberghi Roma e Lazio, Fnip (Federazione Nazionale Imprese di pulizia) e Cepi - Confederazione Europea delle Piccole Imprese.

“Quando propongo di valutare l'assunzione di un detenuto molti restano sconcertati. E questo nonostante i grossi vantaggi economici, per non parlare di quelli morali. Allora mi tocca chiarire che ai colloqui non arriva certo Jack lo Squartatore col coltellaccio in mano: l'ispettore di polizia e le educatrici selezionano per l'imprenditore di turno soltanto persone che abbiano completato un certo percorso, uomini consci degli errori compiuti e pagati, trasformati rispetto al passato, in diritto di provare a rifarsi una vita”.

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