Il re (cafone) della spiaggia arriva nel primo pomeriggio, quando il sole picchia più forte e la sabbia ustiona i piedi degli sventurati che camminano scalzi. L’ora che va dalle 14,30 in poi. Quella del piccolo riposo post prandiale, in pratica. Che però riposo non può essere.

Il protagonista

Il boss ha appena finito di lavorare e può concedersi ai fans. Conosce tutti, o lo fa credere; e tutti saluta. Infila una battuta dopo l’altra; chiede al gestore del chiosco «ombrelloni e sdraio senza perder tempo»; dispensa ordini; ride. Con un dettaglio non trascurabile: lo fa con un volume di voce eccessivamente elevato, come fosse accanto a un jet pronto al decollo e nonostante le persone (sventurate) cui si rivolge siano distanti pochi metri.

Accanto a lui, pancia prominente e occhiali da sole che fasciano tre quarti di volto, c’è la dolce metà, tatuaggi sparsi e volgarità annesse tra un «figlio di p…» regalato al primo che capita e urla costanti e regolari per tutta la serata trascorsa in spiaggia. Che si rivela lunga, lunghissima, per chi avrebbe solo voluto passare alcune ore di relax davanti a una delle insenature più belle del sud Sardegna.

Pranzo di famiglia sul mare
Pranzo di famiglia sul mare
Pranzo di famiglia sul mare

Una tassa da pagare

Così va in quest’angolo di Isola, ma chiunque (in qualunque altra costa) potrebbe ritrovarsi nelle scene appena descritte. Esperienze comuni. Tutti hanno avuto a che fare almeno una volta nella vita col buzzurro che ascolta lo stereo a palla sotto l’ombrellone, con l’energumeno che fuma a due metri da te e poi nasconde la cicca nella sabbia, col maleducato che piazza asciugamano sdraio ombrellone accanto al tuo anche se la spiaggia è quasi vuota, con i genitori che ormai assuefatti lasciano i teneri pargoli scorrazzarti davanti con tanto di schizzi d’acqua che ti colpiscono ovunque e i decibel delle loro voci che ti massacrano le orecchie senza sosta. «Mamma, mamma, mamma, mammaaaaaaaaaaaa!!!». Ma la mamma non risponde e vorresti tanto farlo tu.

Cicche di sigaretta abbandonate in spiaggia
Cicche di sigaretta abbandonate in spiaggia
Cicche di sigaretta abbandonate in spiaggia

Per non parlare di chi lascia che il telefonino squilli ininterrottamente (non conosce la modalità silenziosa, oppure non si cura della serenità altrui), parla con il proprio interlocutore utilizzando il viva voce (rendendo noto a chiunque l’oggetto della chiacchierata, anche fosse scabroso) o sfrutta i mefistofelici messaggi vocali, una delle peggiori invenzioni della tecnologia moderna.

Imbarcazioni a ridosso di una spiaggia nell'arcipelago della Maddalena
Imbarcazioni a ridosso di una spiaggia nell'arcipelago della Maddalena
Imbarcazioni a ridosso di una spiaggia nell'arcipelago della Maddalena

In acqua

Scontato aver a che fare con navigatori della domenica che girano su un gommone affittato e si avvicinano sino a pochi metri dalla spiaggia col motore ancora acceso, incuranti del pericolo per i bagnanti.

Nel 2010, sembra un’epoca fa, sull’Unione Sarda si faceva il resoconto di una normale giornata di caos nell’arcipelago della Maddalena. Era agosto e si segnalava che «le piccole boe gialle e rosse che segnano il limite di navigazione a ridosso delle calette sono spesso ignorate, le rocce che affiorano a pelo d’acqua tra un’isola e l’altra sono un ricettacolo di buste di plastica, oli di motore e resti di pranzi, la sabbia è un deposito di cicche di sigaretta e bottiglie di birra, tappi di plastica e fazzoletti usati per scopi diversi e le insenature diventano mega parcheggi dove trovano posto centinaia di barche piccole, medie e grandissime. Così quello che dovrebbe essere un mezzo paradiso terrestre si trasforma ogni estate in una qualunque località di villeggiatura dove la buona educazione sparisce e i vacanzieri della domenica ritengono di potersi comportare come in casa propria».

Una porzione di spiaggia occupata da tende, sdraio, asciugamani
Una porzione di spiaggia occupata da tende, sdraio, asciugamani
Una porzione di spiaggia occupata da tende, sdraio, asciugamani

E «centinaia di persone, con ombrelloni tavolini pinne maschere occhiali e borse frigo al seguito si ammassano le une sulle altre occupando centimetri quadrati di spazio che spesso non ci sono. Mettono l’asciugamano su quello degli altri, spostano ciabatte e buste del vicino per piazzare le loro, aprono pacchetti di sigarette, stappano bottiglie di vario tipo, tolgono i panini dagli involucri di carta, riversano sulla propria pelle ettolitri di creme solari e abbronzanti e poi, dopo un’ora e mezza di bagni, vanno via portando con sé piccoli ricordi del loro meraviglioso viaggio (la sabbia) e lasciando in cambio le cicche, i tappi, i fazzoletti».

Gommoni in spiaggia sull'isola di Caprera
Gommoni in spiaggia sull'isola di Caprera
Gommoni in spiaggia sull'isola di Caprera

Tutto come prima

Quindici anni dopo nulla è cambiato, anzi. L’aumento delle presenze accresce i problemi e conferma quanto già sostenuto su questa stessa rubrica nel 2022: siamo nell’epoca del rozzo, fa tendenza il mostrarsi come realmente si è senza curarsi dell’altro. Ancora lo scorso weekend in quella spiaggia col “boss” era un susseguirsi di risate sguaiate, di «cesss» con sfilza di esse finali, di richiami a parti anatomiche umane che, con denominazioni le più molteplici, si riferivano a variegate specie di volatili impossibilitati tuttavia, per loro natura, ad alzarsi in cielo.

Avere rispetto e buona creanza non va di moda. Purtroppo.

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