Fondi europei, alla Sardegna manca lo sprint
Secondo lo studio della Uil solo il 2,55% dei finanziamenti è già stato impegnatoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
L’Italia ha a disposizione risorse europee imponenti, ma continua a incontrare difficoltà nell’utilizzo. E la Sardegna non fa eccezione: secondo un’analisi della Uil, l’Isola è tra le regioni meno più lente nell’impiego dei fondi strutturali europei per il ciclo 2021-2027.
A oltre tre anni dall’inizio della programmazione, i dati segnalano un forte ritardo: al 28 febbraio 2025, dei 74,9 miliardi di euro complessivi previsti a livello nazionale, la programmazione si è fermata al 17,97% (circa 13,5 miliardi), mentre la spesa effettiva ha raggiunto appena il 5,04%, pari a circa 3,8 miliardi.
Per quanto riguarda i programmi regionali, su 48,3 miliardi stanziati, gli interventi programmati si attestano al 18,93% (circa 9,1 miliardi), mentre la spesa effettiva tocca appena il 6,21% (poco più di 3 miliardi). Peggio ancora va ai programmi nazionali gestiti dalle amministrazioni centrali: dei 26,5 miliardi disponibili, solo il 16,23% risulta impegnato (4,3 miliardi), mentre la spesa reale non supera il 2,91% (circa 772 milioni).
Un’analisi più dettagliata rivela forti disparità tra le regioni. La Liguria guida la classifica della spesa effettiva con il 18,18%, seguita da Emilia-Romagna (14,43%), Piemonte (13,84%), Lombardia (12,91%) e Friuli-Venezia Giulia (12,05%). In fondo alla lista ci sono Sicilia (1,19%), Umbria (2,35%), Sardegna (2,55%) e Abruzzo (3,26%).
«Questi numeri impongono un’accelerazione immediata», ha avvertito Ivana Veronese, segretaria confederale della Uil, che ha coordinato il monitoraggio del servizio “Lavoro, Coesione e Territorio”. Secondo il sindacato, è necessario attivare tutti i meccanismi possibili per garantire tempi più rapidi, qualità nella spesa e un impiego aggiuntivo delle risorse disponibili.
Veronese prosegue: «La lentezza nell’attuazione della politica di coesione non deve diventare il pretesto per spostare i fondi verso il programma ReArm Europe. Così si rischia di tradire il senso stesso della coesione europea, fondata sulla riduzione delle disuguaglianze: sociali, territoriali, occupazionali, di genere, generazionali e infrastrutturali».
A livello nazionale, tre programmi – “Scuola e competenze”, “Inclusione e lotta alla povertà” e “Giovani, donne e lavoro” – non hanno ancora prodotto alcuna spesa. Altri, come “Salute”, “Cultura” e “Sicurezza e legalità”, hanno rendicontato cifre vicine allo zero.
Meglio, ma ancora lontani dagli obiettivi, i risultati del programma “Capacità per la Coesione” con l’11,96% di spesa, e di “Ricerca, innovazione e competitività per la transizione verde e digitale” con l’8,56%.