Il maltrattamento infantile: fenomeno dilagante e poco osservato
In cinque anni si è passati da 9 a 13 soggetti maltrattati ogni mille. La pediatra: «Dato allarmante»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Non si dovrebbe colpire una donna neppure con un fiore, a maggior ragione un bambino/a o adolescente. Ma la società attuale si comporta esattamente al contrario. Ciò che preoccupa molto è l’incremento in Italia, in un quinquennio, dei maltrattamenti e abusi, con i dati raccolti relativi alla fine del 2023. Ci informa di questo la terza indagine nazionale di Terres des Hommes e Cismai che fa riferimento al precedente del 2018, la cui percentuale era del 19,3% - poi salita al 30,4%. Sul totale della popolazione minorenne residente in Italia significa passare da 9 a 13 soggetti maltrattati ogni mille. Dei 374.310 in carico ai Servizi Sociali, 113.892 sono vittime di maltrattamento. Un dato allarmante.
«La violenza infantile è un fenomeno complesso e grave per la difficoltà di rilevazione con successivo altrettanto faticoso inquadramento clinico, per la tragicità degli eventi in quanto in gioco sono soggetti fragili e indifesi, infine forse per una non ancora sufficiente sensibilità e attenzione di coloro che gravitano attorno al pianeta “bambino”, che disattendono inconsapevolmente le norme della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza», spiega la pediatra Anna Maria Bottelli.
«Il multiforme mondo del maltrattamento infantile – prosegue Bottelli – viene classificato in cinque gruppi fondamentali: psicofisico, patologia delle cure, abuso sessuale, violenza assistita - con i relativi sottogruppi - e trascuratezza. Neglect, ovvero trascuratezza grave, rappresenta l’incapacità a provvedere allo sviluppo del bambino in tutti i suoi aspetti - salute, educazione, protezione, sviluppo emozionale, nutrizione, scolarizzazione - come conseguenza spesso della perdita di lavoro di uno o di entrambi i genitori, ma non solo. È la forma percentualmente più elevata, il 37%. Altrettanto significativa è la percentuale della violenza assistita, 34%, ovvero un terzo di tutta la casistica riscontrata. Si tratta di bambini e adolescenti “testimoni” di violenza fisica, psicologica, sessuale, all’interno delle mura domestiche, dove impotenti e minacciati osservano timorosi. E i danni psicorelazionali successivi sono spesso irreparabili».
C’era una volta il Barone di Mùnchhausen, un militare tedesco vissuto nel diciottesimo secolo diventato famoso per i suoi racconti inverosimili, da un viaggio sulla luna a uno a cavallo di una palla di cannone. «Questo simpatico ed estroso personaggio – spiega Bottelli – ha prestato il nome alla Sindrome omonima in cui il paziente si procura disturbi fittizi per attrarre l’attenzione e la compassione altrui. Si definisce “per procura” quando sono i genitori a raccontare sintomi inverosimili o a praticare terapie paradossali per “suggerire” ai medici l’inquadramento clinico da loro perpetrato e immaginato a danno ovviamente del figlio stesso. Eclatante fu, anni fa, il caso della somministrazione nascosta di insulina in un bambino sano, con le conseguenze immaginabili, ma scoperto prima che insorgessero danni definitivi».
«Tale sindrome – precisa ancora la pediatra – è inquadrabile nella patologia delle cure, ipercura, che rappresenta con incuria e discuria il 4%. Per ipercura si intende anche il “chemical abuse” o il “medical shopping”. L’abuso sessuale sarebbe rilevato – sia intrafamiliare che extra – attorno circa al 2%. Temo che sia un valore sottostimato, data la grande difficoltà a evidenziarlo. Il maltrattamento fisico è all’11%, quello psicologica al 12%. Tra tutti questi freddi numeri, il dato ancor più eclatante è che l’87% dei casi di violenza appartiene alla cerchia familiare ristretta, senza differenze territoriali o di genere».
Prevenzione è la parola d’obbligo per evitare che le percentuali sopracitate vadano oltre. Necessario un rafforzamento di tutto il comparto sociale, educativo, sanitario, affinché ci sia una qualificata e pronta segnalazione delle vittime, per poter individuare i genitori o i parenti patologici e/o fragili, accompagnandoli e sostenendoli in un percorso riabilitativo. «È opportuno chiedere una collaborazione alle amministrazioni locali con azioni politiche appropriate, meglio se in rete, per contrastare la violenza e proporre le terapie adeguate», spiega l’esperta.
(Unioneonline/v.l.)