Il 27 ottobre è stata inaugurata a Nuoro la mostra “Quelle fotografe” di Salvatore Ligios. Gli scatti del fotografo di Villanova Monteleone sono stati esposti nei locali di Mancaspazio in via della Pietà. Una decina di immagini per un lavoro venuto alla luce quasi per caso. Con un banale gioco di parole si potrebbe definire un progetto che nasce da tanti altri progetti.

La ricerca di una storia da raccontare, di un’idea da sviluppare, spesso per tanti fotografi diventa quasi un’ossessione. Lo scopo di semplici appassionati e professionisti è sempre lo stesso: dare vita a una narrazione possibilmente originale. Come quella di Salvatore Ligios che nasce sotto la spinta di due rassegne (“Fotografia contemporanea in Marmilla 2020-2022” e “Fotografe in Marmilla”), promosse dal Consorzio delle Due Giare e curate dal fondatore dell’associazione Su Palatu.

Un progetto nato quasi per gioco durante l’impaginazione del catalogo delle esposizioni. «A ciascuna autrice – dice Ligios – era stato assegnato lo spazio di venti pagine: inizio a sinistra e conclusione con biografia a destra. Nelle pubblicazioni editoriali di solito l’apertura di un capitolo comincia sempre a destra lasciando la pagina bianca che la precede. Dopo qualche prova di stampa delle bozze quel buco bianco solitario all’inizio del lavoro di ciascuna sembrava un ostentato spreco e un imperdonabile peccato da eliminare. Così ho deciso di riempirlo con un ritratto scattato per l’occasione a ciascuna fotografa. Mal me ne incolse. Per risolvere i nuovi piccoli problemi che si aggiungevano a quelli ben più pressanti della rassegna mi sono messo sulla graticola da solo».

Fotografare le fotografe

«Dopo aver attraversato l’isola in lungo e in largo alla ricerca delle fotografe da immortalare – ricorda Ligios –  ho preso un aereo per raggiungerne una impossibilitata a venire in Sardegna prima della chiusura della lavorazione del catalogo. E per ultimo, dopo aver scoperto che non avrei potuto scattare la fotografia a Daniela Zedda perché gravemente ammalata, sbrogliare questa dolorosa assenza. per non rinunciare ad inserire le nuove immagini già realizzate ho utilizzato un ritratto di Daniela che le avevo scattato verso la fine degli anni novanta e pubblicato in Facce di sardi Ritratti d’identità, edito nel 1999». Insieme alla fotografa cagliaritana scomparsa recentemente nella gallery di Salvatore Ligios ci sono anche Giusy Calia, Rosi Giua, Anna Marceddu, Myriam Meloni, Gloria Musa, Sabrina Oppo, Francesca Randi, Giulia Sale e Alessandra Sarritzu; tutte coinvolte nel progetto “Fotografe in Marmilla”.

Voglia, pazzia, incoscienza e allegria

«Ci sono progetti, che per prendere forma e concretizzarsi nel tempo, necessitano di una voglia importante, di un po’ di pazzia, di una buona dose d’incoscienza e di allegria, quanto basta», scrive Ivo Serafino Fenu prendendo in prestito le parole del testo di Lucio Bardotti, musicato da Toquinho con Vinicious de Moraes e cantato da Ornella Vanoni. «Sono questi gli elementi – aggiunge Fenu – che hanno caratterizzato “Fotografe in Marmilla 2023”, l’ultimo a suo modo “folle” progetto di Salvatore Ligios, con teatro nove paesi della regione del centro Sardegna e protagoniste dieci artiste/fotografe, otto curatrici/curatori e due enti, il consorzio delle due Giare dell’associazione su Palatu Fotografia». Anche Fenu ricorda la reporter cagliaritana che è stata tra le protagoniste della rassegna “Fotografe in Marmilla” con il progetto “Quanta strada nei miei sandali” dedicata ai centenari sardi. I sui scatti sono stati esposti sui muri di Villa Sant’Antonio. 

«Infine Daniela Zedda – scrive il critico - scomparsa recentemente e che impone a Salvatore Ligios il tema, delicato e doloroso, dell’assenza, della memoria e del “mestiere” del fotografo: eccola presente in una foto scattata dal fotografo nel 1999 e in un contesto in progress, perché il fuoco, quello della passione per l’arte, non muore mai così come non moriranno i piccoli paesi della Marmilla, sempre in bilico tra l’esistere e il resistere».

© Riproduzione riservata