“Le imprese femminili sono quelle che hanno pagato il costo più alto della pandemia. Le donne imprenditrici si devono occupare anche della famiglia, e in questi due anni, oltre alla crisi economica, hanno dovuto affrontare anche le pesanti ripercussioni sulla vita privata, hanno dovuto ad esempio seguire i figli in didattica a distanza, accudire e proteggere i genitori anziani, hanno dovuto rinunciare a tante cose. Nell’Isola stiamo parlando di un mondo che abbraccia quasi 40mila aziende, il 23 per cento delle attività iscritte alle Camere di commercio”.

Parla Maria Amelia Lai, presidente regionale di Confartigianato, che analizza i dati dell’indagine “Il trend della ripresa 2021-2022 e alcune evidenze di genere”, condotta per Donne Impresa di Confartigianato dall’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna.

Lai, che guida un’impresa di costruzioni stradali – “un settore decisamente molto maschile, ma io ho imparato tutto da una grandissima donna, mia suocera” – spiega che “le imprese femminili già in partenza hanno maggiori difficoltà, perché si sa, in tutti i campi le donne per farcela devono impegnarsi di più rispetto ai colleghi uomini. La pandemia ha aggravato una situazione che già esisteva. Per dire, io lavoro molto con la Pubblica amministrazione, e praticamente non trovo donne nella dirigenza. Per non parlare di una situazione diffusa e incancrenita di disparità di trattamento economico: a parità di ruolo e grado, gli uomini continuano a guadagnare di più. Non solo, ancora oggi una donna che vuole fare carriera nella professione, troppo spesso deve rinunciare a mettere su famiglia. Trovarsi di fronte a questa scelte è tristissimo e profondamente ingiusto. Se in Italia puntassimo realmente sulle donne, potremmo fare quel salto di qualità che hanno fatto i Paesi del Nord Europa. Perché se è vero che le donne hanno sofferto maggiormente in questi ultimi due anni di emergenza sanitaria ed economica, è anche vero che sono state capaci di affrontare le difficoltà con eccezionali capacità di resilienza, problem solving, abilità multitasking. Su queste doti tipicamente femminili dobbiamo continuare a far leva per essere artefici del nostro futuro”.

Nell’isola le imprese femminili sono 38.933, il 22,8% del totale di tutte le attività produttive iscritte alle Camere di Commercio; 4.374 sono guidate da giovani under 35 (l’11,2% sul totale delle imprese femminili) e 2.607 da straniere (6,7% sul totale delle imprese femminili).

Le imprese artigiane guidate da donne sono 5.899, il 15% sul totale delle imprese femminili, il 17% sul totale delle imprese artigiane. In questo settore il calo registrato rispetto al 2015 è stato dello 0,6% e dell’11,1% rispetto al 2008.

Durante la pandemia in Italia si è registrato un calo del 7,8% dell’occupazione femminile indipendente, a fronte del -6,1% registrato dalla componente maschile. Trend negativo anche sul fronte del fatturato delle imprese guidate da donne con una diminuzione di 4,4 punti rispetto alla media. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, a ottobre 2021 l’occupazione rimane inferiore dello 0,8% rispetto ai livelli pre-crisi (febbraio 2020), tuttavia si registra un calo dell’1,1% della componente femminile di intensità doppia rispetto a quella degli uomini (-0,6%).

Ancora: i ricavi delle imprese femminili sono di 4,4 punti percentuali inferiori rispetto alla media.

Accanto a questi dati ci sono però anche quelli positivi: l’Italia è al primo posto in Europa per numero d’imprese a conduzione femminile, ben 1.336.227. “Se l’Italia è il Paese dell’anno, come ha decretato “The Economist”, il merito è anche delle donne e della loro grande capacità di reagire e affrontare un momento così difficile come quello vissuto con la pandemia. Servono politiche di sostegno che aiutino le donne e uscire da una situazione che le ha gravemente penalizzate”, aggiunge Maria Amelia Lai. “Noi imprenditrici ogni giorno ci impegniamo a moltiplicare gli sforzi per accompagnare le nostre aziende verso un futuro di sviluppo e sostenibilità, con sei parole d’ordine: pianeta, persone, profitto, parità, progresso, pace”.

La presidente di Confartigianato evidenzia che nel Pnrr “sono state stanziate risorse importanti che possono colmare i gap riguardanti la conciliazione lavoro-famiglia e più in generale in tema di welfare che penalizzano in particolare le donne che svolgono attività indipendente. Si tratta di risorse che vanno utilizzate in fretta”. Non solo. “Un’altra opportunità arriva dal Fondo a sostegno dell’impresa femminile, che incentiva la nascita di imprese femminili e lo sviluppo e il consolidamento di quelle già esistenti”.

Le agevolazioni sono concesse sulla base di una procedura valutativa con procedimento a sportello. Le domande devono essere compilate esclusivamente per via elettronica, utilizzando la procedura informatica che si trova sul sito di Invitalia. L’apertura dei termini e le modalità per la presentazione delle domande di agevolazione saranno definite dal ministero con successivo provvedimento. “Ringraziamo moltissimo la viceministra Alessandra Todde per il suo grande impegno in questo senso”, conclude Lai, “un’altra donna che ci crede, resiliente e sempre in prima linea a sostegno delle nostre imprese”.

© Riproduzione riservata