“Una volta c’era in Cina un cinese vestito di blu e d’arancione che si chiamava Cion Cion Blu. Aveva i pantaloni blu e le calze arancione; e in tasca aveva un fazzoletto arancione e una pipa blu. Anche i suoi capelli erano blu, blu scuro; ma la sua faccia non era arancione: era gialla, tonda tonda come un pompelmo, anche se era nato in Cina tra i mandarini, quei mandarini che sono le arance della Cina e che hanno il colore delle arance e che perciò sono arancione, anche se sembrano arancine”.

Così inizia “Cion Cion Blu” una delle favole di maggior successo di Pinin Carpi, scrittore milanese per l’infanzia scomparso nel 2004 all’età di 84 anni. E’ stato uno degli autori più originali e amati della letteratura per ragazzi in Italia. Figlio del pittore Aldo Carpi e fratello del compositore Fiorenzo, crebbe in una famiglia immersa nell’arte, dove la creatività era parte integrante della quotidianità. Fin da bambino, Pinin amava scrivere e disegnare, creare libri ritagliando immagini e anticipando così quell’immensa fantasia che poi lo portarono a diventare un grande narratore e illustratore. Giovanissimo, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, fu impegnato nella Resistenza, dopo la deportazione del padre nei campi di sterminio nazisti. Terminato il conflitto fu giornalista, critico d’arte e – grazie ad un’intuizione della Garzanti – divenne uno dei più celebri scrittori per ragazzi del nostro Paese.

Il suo primo romanzo, forse anche il più conosciuto, è per l’appunto Cion Cion Blu, scritto nel 1964 e pubblicato quattro anni dopo. Il libro venne tradotto in numerose lingue e, nell’anno della morte del suo autore, vinse anche il Superpremio Andersen come miglior libro mai premiato. Ambientata in una Cina immaginaria, dove il protagonista – un contadino vestito solo di blu e arancione – vive con un cane, un gatto e un pesciolino dai colori coordinati, la storia è un viaggio surreale e poetico, pieno di personaggi strampalati, fate pasticcione e imperatori innamorati. Il tono è giocoso, ma mai banale. La capacità incredibile di Pinin Carpi era quella di riuscire a scrivere e parlare ai bambini con rispetto e profondità, senza rinunciare alla leggerezza, ma con un linguaggio nello stesso tempo maturo e ricco di risorse letterarie. Leggendo le favole, o facendosele leggere dai genitori, i più piccoli riuscivano così a imparare già dalla più tenera età parole, frasi e concetti che poi sarebbero diventati molto utili anche nella vita scolastica.

Quest’anno, poi, si celebrano i cinquant’anni dall’uscita delle Avventure di Lupo Uragano, prima fiaba di una serie che vede protagonista un marianio, curioso e coraggioso, che naviga su una nave tutta blu, con tre alberi al posto delle vele che in realtà sono dei castagni pieni di uccellini. A bordo vivono anche Celeste, la cuoca più brava del mondo, e Nostromo, uno scimpanzé goloso. Le sue avventure lo portano in città sommerse, tra pirati e villaggi di invenzioni incredibili. Il libro è un inno alla fantasia e all’esplorazione, con un linguaggio ricco di immagini e invenzioni linguistiche.

Molti dei volumi dello scrittore milanese erano illustrati dallo stesso Pinin Carpi e dalla moglie, Marilena Rescaldani, con la tecnica degli acquarelli che trasformavano ogni pagina in un piccolo quadro. Una capacità di combinare scrittura e arte che poi, qualche anno dopo, sfociò in una collana “L’arte per i bambini”, nella quale l’autore inventava storie ispirate ai quadri di artisti famosi quali Klee, Van Gogh, Matisse, Goya e Vermeer. Grazie a questi volumetti, diventati molto noti negli anni Ottanta e Novanta, intere generazioni di bambini si sono avvicinati all’arte.

Una curiosità su tutte: nel corso della sua vita Pinin Carpi ha sempre “testato” le sue storie con dei bambini, prima che fossero stampate e vedessero la luce. Prima con i suoi figli, poi con quelli di amici e altri piccoli lettori che incontrava nelle scuole. E se i piccoli lettori storcevano il naso e davano qualche consiglio sulla trama o su un personaggio, lui li ascoltava e metteva subito mano al testo. Il suo stile è immediato, poetico, pieno di ritmo e musicalità. E alla fine le sue storie hanno incantato intere generazioni di bambini, riconoscendo all’infanzia un’identità e una profondità totalmente scollegata all’età reale dei destinatari. Credeva nella capacità dei bambini di comprendere il testo, la fiaba, anche senza regressioni nel lessico.

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