Il Vaticano restituisce 62 oggetti alle comunità indigene canadesi
Un gesto di dialogo e riparazionePapa Leone riceve la Conferenza episcopale del Canada
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Un kayak, maschere cerimoniali, cinture sacre, mocassini, mazze da guerra e incisioni: sono alcuni dei 62 oggetti restituiti dal Vaticano alle comunità indigene canadesi. Il gesto, annunciato da Papa Leone durante un incontro con la Conferenza episcopale canadese, segna un passo importante nel percorso di riconciliazione tra la Chiesa e i popoli nativi. Gli oggetti provengono da diverse comunità di First Nations, Métis e Inuit, con alcuni reperti identificati più precisamente: ad esempio, il kayak proviene dalla regione degli Inuvialuit, popolazione Inuit dell’Artico occidentale.
Un secolo fa
Gli artefatti erano stati inviati a Roma tra il 1923 e il 1925 per una grande mostra curata da Papa Pio XI, volta a illustrare l’espansione delle missioni cattoliche e le culture incontrate. Molti pezzi confluirono nel Museo etnologico missionario, per poi essere incorporati nei Musei Vaticani negli anni ’70. Il Vaticano ha sostenuto che si trattasse di doni volontari ma storici e rappresentanti indigeni contestano questa versione, ricordando che un secolo fa la forte influenza dei missionari e le politiche coloniali rendevano difficile parlare di offerte realmente volontarie.
Nel solco di Francesco
La restituzione segue la visita in Canada di Papa Francesco nel 2022, quando il Pontefice incontrò diverse delegazioni indigene e chiese perdono per il ruolo della Chiesa nelle scuole residenziali. In quell’occasione, i leader indigeni visionarono alcuni reperti e ne chiesero la restituzione. Francesco si era dichiarato favorevole al rimpatrio degli oggetti “quando necessario per compiere un gesto significativo”.
Dal museo alla ritorno a casa
Gli artefatti saranno ora affidati alle National indigenous organizations del Canada, che coordineranno il ritorno ai singoli gruppi originari. Prima della consegna definitiva, i reperti passeranno per il Canadian museum of history a Gatineau, dove esperti e rappresentanti delle comunità indigene prenderanno parte a un processo di identificazione e catalogazione, determinando l’origine precisa di ciascun oggetto. Questo passaggio è essenziale per garantire che i beni culturali ritornino alle comunità corrette e siano adeguatamente valorizzati.
Dialogo, rispetto e fraternità
In un comunicato congiunto, Vaticano e vescovi canadesi hanno definito l’atto “un segno concreto di dialogo, rispetto e fraternità” e “un atto di condivisione ecclesiale”. Per le comunità indigene, la restituzione è simbolicamente significativa: segna un passo verso la riconciliazione e la valorizzazione del patrimonio culturale di First Nations, Métis e Inuit/Inuvialuit, ferito da secoli di colonizzazione, assimilazione forzata e confische culturali.
Oltre alla restituzione materiale, il gesto apre una fase più complessa di riconoscimento e protezione del patrimonio spirituale e culturale delle popolazioni indigene delle Americhe: non si tratta solo di riportare a casa gli oggetti, ma di ristabilire il legame tra le comunità e le loro tradizioni ancestrali, garantendo che memoria e identità culturale non vadano perse.
