La regola generale, o la consuetudine, in base alla quale ogni pianeta dell’Universo ruota attorno a una stella deve essere aggiornata. Nei miliardi di galassie presenti nel cosmo non esistono solo sistemi simili al nostro e corpi celesti che, come la Terra, Marte, Giove e gli altri cinque compagni di viaggio, percorrono l’infinito indissolubilmente attratti dalla forza di attrazione del proprio Sole; vi si trovano anche mondi nomadi, che vagano nell’immensità oscura e fredda dello spazio privi di una meta, liberi di viaggiare senza una forza gravitazionale che ne indirizzi il percorso e ne condizioni i movimenti. Vanno alla deriva, magari proprio dopo essere fuoriusciti dai loro sistemi primordiali o senza averne avuto uno nella loro esistenza vecchia centinaia di milioni di anni.

La scoperta

La loro presenza è emersa relativamente di recente e il loro numero - sinora ne sono stati individuati una ventina - cresce in relazione al miglioramento delle tecnologie utili a scoprirne l’esistenza. Compito non semplice, perché per centrare il risultato è necessario, al momento, sfruttare soprattutto una tecnica chiamata “microlensing” che funziona più o meno così: quando il pianeta attraversa la linea immaginaria tra gli occhi dell’osservatore sulla Terra e una stella distante nel cielo, quest’ultima diventa (in apparenza) più luminosa. Non è un’osservazione diretta, dunque, ma un metodo alternativo, efficace, per esplorare parti di Universo troppo lontane anche per i telescopi più potenti o eccessivamente buie per poter essere riprese adeguatamente.

Nel caso degli esopianeti, corpi celesti di varie dimensioni che orbitano attorno a stelle lontane (sino a oggi ne sono stati trovati circa 4mila), la scoperta avviene quando questi corpi celesti passano davanti alla loro stella e ne riducono la luminosità (metodo del transito), oppure quando la fanno oscillare con la loro gravità (metodo della velocità radiale). Le recenti novità riguardanti i pianeti solitari invece si devono a sistemi di ricerca diversi: se un corpo interstellare ha un nucleo abbastanza caldo, la flebile radiazione che emana può essere vista dai telescopi a luce infrarossa. Altrimenti possono essere individuati perché, con la loro gravità, distorcono la luce delle stelle dietro di loro, agendo da lente gravitazionale. E così è avvenuto grazie al telescopio Kepler, modificato proprio per renderlo capace di sfruttare quell’effetto “lente d’ingrandimento” il cui funzionamento, più o meno, è il seguente: gli oggetti più voluminosi cambiano la forma dello spazio tempo e dunque riescono a lavorare quasi come lenti capaci di ingrandire fonti di luce molto più distanti, ecco perché quando un pianeta “lente” in primo piano è correttamente allineato con una stella sullo sfondo ne amplifica la luce.

Un esopianeta
Un esopianeta
Un esopianeta

L’osservazione

Kepler nell’ultimo periodo (anni: in seguito all’osservazione è necessario trovare la conferma attraverso calcoli e verifiche rigorose) dopo aver portato alla luce l’esistenza di enormi giganti gassosi come lo sono Giove e Saturno ha trovato quattro pianeti nomadi in una regione vicina al centro della Via Lattea, l’Ammasso del Trapezio nella Nebulosa di Orione. Il più piccolo, pare, avrebbe una massa simile alla Terra. Si tratta di una parte di galassia controllata per due mesi e affollata da milioni di stelle. L’ipotesi è che questi pianeti si siano formati attorno a una stella madre per poi essere espulsi dall'attrazione gravitazionale di altri mondi più pesanti presenti nello stesso sistema planetario.

Un sistema solare in formazione
Un sistema solare in formazione
Un sistema solare in formazione

La simulazione

Per dare forma e spiegare questo possibile fenomeno un pool di esperti olandesi nei mesi passati ha utilizzato un complesso software attraverso il quale ha “accelerato” l’evoluzione di 500 stelle dell’Ammasso del Trapezio attorno a ognuna delle quali ruotava un determinato numero di pianeti, in tutto 2.522. Dai giorni nostri il computer ha proiettato in avanti di 11 milioni di anni quella parte di universo ottenendo questo risultato: 34 pianeti si sono scontrati tra loro, 74 sono caduti sulla loro stella, 357 si sono liberati dalla forza gravitazionale che li legava al proprio sole e per la gran parte hanno cominciato a vagare solitari per il cosmo. Si stima che nella sola Via Lattea possano esserci 16 miliardi di pianeti solitari. Può essere accaduto anche nel nostro piccolo giardino spaziale? Si dice che la Luna possa essere nata da uno scontro catastrofico della Terra con un altro corpo celeste e che un domani, ormai adulta, lascerà l’attuale orbita sicura per camminare da sola (si allontana ogni anni di diversi millimetri da noi). Del resto una delle possibilità è che proprio un violento impatto tra pianeti nelle fasi di formazione di un sistema solare (fenomeno ritenuto molto comune) possa far allontanare dalla propria culla uno dei due oggetti costringendolo a viaggiare nel vuoto all’infinito.

La Luna
La Luna
La Luna

Il telescopio

Il futuro della tecnologia consentirà di migliorare la ricerca e aumentare le scoperte. Il primo passo su questo fronte è l’arrivo del telescopio Roman, che sostituirà il telescopio Hubble e andrà a caccia di energia oscura, accelerazione cosmica e, guarda un po’, esopianeti.

© Riproduzione riservata