Ci sono anche pagine belle tra le pieghe dell'incubo dell'emergenza sanitaria. Una è quella composta dai tanti piccoli grandi gesti dei pastori e degli allevatori sardi, che hanno fatto rete e raccolto in tutto 5.000 euro, consegnati nei giorni scorsi al professor Germano Orrù, responsabile del reparto di Biologia molecolare dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari, uno scienziato di fama, che con la sua équipe, tra le altre cose, sta portando avanti ricerche sul coronavirus. La vicenda la racconta Sebastiano Tola, avvocato nato e cresciuto a Cagliari ma originario di Bitti, sempre molto vicino alle questioni del mondo delle campagne dell'Isola e anche autore di un libro - Dures.

Un'Isola nell'Isola - che racconta dei poteri miracolosi della lana di pecora. «Abbiamo messo insieme diverse idee e la grande generosità della Barbagia, poi abbiamo contattato il professor Orrù, perché in quei giorni avevamo letto che aveva sequenziato il gene N del Covid-19, e deciso di sostenere il suo impegno», spiega il penalista.

«A mettere in moto la raccolta dei fondi è stato Raimondo Ena, un allevatore di Bitti. E il sistema scelto affonda le sue radici negli antichi contratti agrari. In sostanza, si ancorava il valore del contratto al prezzo di mercato del latte, per evitare che le continue oscillazioni mettessero in difficoltà il pastore. Insomma, Ena ha utilizzato come parametro di riferimento il prezzo di un litro di latte, 80 centesimi, e così è iniziata la raccolta».

All'iniziativa hanno partecipato anche la stilista Rita Piredda - che ha creato le mascherine con dentro una barriera fatta di lana di pecora - Gigi Sanna degli Istentales e diversi intellettuali. Ne è nata una pagina Facebook - I pastori sardi contro il Covid-19 - e il crowdfunding ha dilagato. Poi si sono aggiunti una ventina di allevatori di vacche speciali, che in una nota firmata dal loro leader Manuele Manca, sottolineano: «Parte dalla Gallura, passando per il Logudoro, il Goceano, la Barbagia il Marghine e la Planargia fino ad arrivare al Campidano, il grido di solidarietà di alcuni allevatori di vacche di razza sardo bruna. Nonostante abbia un'ottima adattabilità al territorio dell'Isola, la nostra è una razza in via d'estinzione. Con il passare del tempo il numero dei capi allevati si è progressivamente ridotto a causa delle numerose difficoltà economiche e gestionali che questo tipo di allevamento comporta. A monte di questo, ciò che noi chiediamo è un maggior supporto da parte della Regione, e in particolar modo che venga reintrodotto il sussidio "razza in via d'estinzione". Se non si è estinta con i nostri genitori e i nostri nonni, non deve accadere nemmeno con noi. Nella speranza e nell'attesa che qualcosa cambi, abbiamo deciso di contribuire all'emergenza coronavirus».

Dice il professor Germano Orrù: «Sinceramente? Mi sono commosso di fronte all'impegno di pastori e allevatori. Sto facendo una sperimentazione molto poetica, e presto avremo i primi risultati. Due i filoni di ricerca: con uno stiamo cercando di individuare se esiste una variante del virus più virulento, lavoriamo insieme alle Università di Sassari e Nuoro, e anche Sardegna Ricerche ci finanzia. Con l'altro, stiamo valutando nuovi sistemi per contenere il virus, stiamo studiando la lana delle pecore come contenimento e protezione. Se ci saranno esiti positivi, si potrebbe utilizzare nei filtri degli impianti di condizionamento. Questa partecipazione dei pastori e degli allevatori è un caso unico in Italia, e dovrebbe essere un esempio per tutti, soprattutto per chi quest'estate ha pensato solo a girare da un locale all'altro, magari senza protezione e senza rispetto per le altre persone, o a chi parla male della nostra Isola dipingendola come una zona pericolosa e di contagio».

Sull'iniziativa si è espressa anche il rettore dell'Università di Cagliari, Maria Del Zompo: «Mi ha colpita nel profondo questo gesto genuino e spontaneo che proviene dal cuore della Sardegna, da un popolo fiero che sa rimboccarsi le maniche e mostra attenzione e fiducia per la nostra università, la ricerca e la cultura».
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